Pubblicato il 19 maggio 20105 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Sommersi dal mondo delle immagini lo siamo ogni giorno: dalla sveglia mattutina dello smartphone con le emoticon, dalla tv mentre si fa colazione, dalla lettura del giornale, dai cartelloni pubblicitari per le vie della città che ci portano al lavoro, dal pc che si accende e…nuove immagini ancora che ci invadono: è una Sin City globale che a colori o in bianco e nero risulta ad ogni angolo.
Tutto è parvenza, impensabile ora la città senza graffiti, senza manifesti pubblicitari, senza colori e forme. La nostra vita avanza senza bisogno della parola ma solo con il globale bisogno di espandere l’occhio e vedere, la vita come un grande fumetto a cui mancano le strip con tanto di nuvolette e puntini di sospensione intervallati da suoni onomatopeici che esprimono i nostri GULP! GASP! BANG! SLAM!

Parlare per immagini è uso comune ormai anche nelle istruzioni di montaggio di qualsiasi prodotto, i giapponesi lo fanno da molto anche per spiegare come si scende e sale da un bus ad esempio. Nella quotidianità forse mancano i personaggi mitici e fantastici che ritroviamo nei fumetti, nei manga o nei cartoni animati, manca il supereroe che salva il mondo, il robot spaziale che si trasforma in “un razzo missile“, la magia che trasforma deliziose bambine in splendide ragazze canterine, viaggi fantastici compiuti con la mente e la fantasia che si ritrovano invece nelle pagine di qualche almanacco o che prendo vita poi in uno schermo al plasma.

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La generazione dei nati tra gli anni ’70 e ’80 del Novecento si sono beati di colori e forme che hanno popolato le loro ore e spazi e una volta adulti è diventato quasi naturale mettere in discussione i miti di un’infanzia.
Marketing e merchandising hanno fatto ricomprare l’infanzia perduta a rampanti quarantenni attraverso dvd, ristampe, film e gli artisti stessi, figli di questa genesi, non sono rimasti insensibili a questi cambiamenti.
Dall’esplosione della Pop Art che per prima vede nel fumetto il concetto di “arte per tutti” con artisti come Andy Warhol che riveste le sue serigrafie di colori accessi ed eccessivi usando dive come Marylin Monroe come un cartone animato, prodotto della società hollywoodiana o Roy Lichtestein che ripropone il fumetto trasformandolo in una forma d’arte snaturata dalle pagine per diventare capolavoro su tela.

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Fino ad arrivare ad autori contemporanei come Ronnie Cutrone che porta in primo piano i personaggi dei cartoni animati come soggetti delle sue opere, Kenny Scharf col suo popolo di colori e forme smisurate, Jeff Koons dove vita e opera diventano eccesso, colore e caricatura, una sorta di supereroe al di là dei tempi.
L’ossessione per l’icona del XX secolo, Mickey Mouse, diventa il centro focale dell’opera a tratti macabra e decontestualizzata di Nicolas Rubinstein, per arrivare alla Street art di Banksy, artista che sembra uscito da un romanzo fumettistico, essa stessa opera fumettistica riprodotta con stencil e provocazione. E come non citare Takashi Murakami nato coi manga giapponesi e conosciuto proprio per le sue ironiche sculture e pitture create da coloratissimi acrilici carichi di oggetti e di personaggi? Il simbolo della nostra forma di globalizzazione che passa indenne i decenni tra autori italiani quali Laurina Paperina e Silvio Fiorenzo.

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Fumetti, manga, cinema d’animazione sono essenzialmente il riflesso antropologico e grafico della nostra società che si popola di significati e personaggi: Lady Oscar ha insegnato a intere generazioni la Rivoluzione Francese, Corto Maltese ci ha fatto vedere nuovi mondi nelle sue avventure, Spiderman è l’eroe quotidiano dai grandi poteri e dalla grande responsabilità.
Accanto alla fantasia vivono anche i personaggi reali che sono opere d’arte viventi quasi usciti da un mondo fantastico tra Lady Gaga strabordanti e le varie Paris Hilton e Pamela Anderson platinate fino ad arrivare ad eroi che incarnano altri eroi come Robert Downey Jr. diventato Iron Man o Heath Ledger inquietante Joker moderno in Batman-Il cavaliere oscuro diretto da Christopher Nolan.
Specchio di quello che siamo il fumetto è un’arte, ma anche l’arte è un fumetto e le distinzioni si fanno sempre più labili.

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