Pubblicato il 20 – 24 novembre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

“Il nostro scopo è il piacere Miss Steele”

Il libro di cui si è parlato molto negli ultimi tempi è la serie di “Cinquanta sfumature” (di grigio, nero, rosso), un romanzo rosa-erotico.
Si narra la storia di una semplice ragazza che si scontra con le perversioni di un ricco imprenditore alla scoperta del piacere e del sesso estremo.

Cinquata sfumature di Grigio
Cinquata sfumature di Grigio

Una sorta di libro Harmony in cui una moderna e povera sfigata Cenerentola si ritrova alla mercé perversa del ricco annoiato, gli eventi narrati, diciamolo, sono quanto mai improbabili poiché è difficile entrare nella logica che una ragazza sciatta dal gusto discutibile per camicie a fiori e ballerine ai piedi possa scatenare le perverse fantasie di un aitante giovane e bello rampante dell’alta società ma nel mondo (della fantasia) tutto è possibile.

Cinquanta sfumature di grigio III
Cinquanta sfumature di grigio III
Cinquanta sfumature di grigio II
Cinquanta sfumature di grigio II

Non contenti di aver dato voce per mezzo delle parole e dei libri a quanto sopra descritto, il tutto è stato traslato poi in un film di cui a salvarsi dal mare di ovvietà e di scene di sesso patinate è la colonna sonora: meglio ascoltare che vedere.
L’obiettivo del protagonista maschile è quello di giocare e far scoprire piano piano la seduzione del gioco fino ad ottenere la sottomissione e l’amore della sua preda.
Quante volte sarà capitato a tutti noi di utilizzare le armi di charme e seduzione per far colpo sulla persona che ci piace? Perché non sfoderare un lato intellettuale e culturale per rendere un appuntamento interessante e piccante? Ecco allora che si appropinqua un invito ad una mostra, ad un museo oppure ad un vernissage o ad una biennale d’arte, luoghi che possono essere motivo per creare una condizione per giocare con fascino discreto e arrivare a conquistare cuore e cervello della nostra preda.
Importante è comunque sapere cosa pronunciare e cosa no per evitare brutte figure, sapere cosa si va vedere ed evitare di prendere sottogamba la controparte (che spesso può capitare ne sappia più di voi).

Estasi...
Estasi…

A voi un vademecum di cinquanta (e più) leggere “sfumature” di cose da dire e da non dire per evitare di raggelare chi vi accompagna con la cosa più sbagliata in assoluto di fronte ad un’opera d’arte contemporanea con il rischio di non rivedere mai più la papabile preda e rovinare l’intero appuntamento.

 Bill Viola
Bill Viola

Davanti ad un video rallentato in cui ascende un corpo verso il cielo sotto la pioggia

DA DIRE
1. Enigmatico passaggio tra la vita e la morte. Rallenta il senso del tempo.
2. Il retaggio della pittura rinascimentale attualizzata dal movimento della macchina da presa: affascinante!
3. Il vuoto, il silenzio, l’azione portata al minimo è la rappresentazione della forza emotiva.
4. Starei ore a vederlo, è ipnotico.
5. Incomunicabilità, disagio esistenziale, alienazione sospesa tra vita e morte, una sorta di battesimo dell’anima.

DA NON DIRE
1. Ma sta roba? Cosa??? Dura 2 ore? Ma se non succede nulla!
2. Andiamo via, dai.
3. Con tutta sta acqua mi ha stimolato: devo pisciare.
4. Ok ho “sodomizzato” il video, risposta del vostro accompagnatore: “si dice somatizzato!” e voi: “no no proprio sodomizzato, nel senso che ci ha preso per il culo!”
5. Però che grande schermo, pensa ad averlo in salotto.

Hermann Nitsch
Hermann Nitsch

Davanti ad una foto e tela macchiata da spruzzi di vernice e sangue

DA DIRE
1. Questa è un’esperienza sensoriale visiva, emotiva e pittorica unica: è arte!
2. La tela è solo il risultato della complessità dello stato d’animo dell’artista.
3. Il contemporaneo ha bisogno di spazio e di luce, in questa parete soffoca e non esprime appieno la forza esplosiva di cui abbisogna.
4. Materia, colore, forme, sangue, vita, performance: questa è la complessità emozionale tra caos e ordine.
5. Un grumo di colore diventa un grumo di sangue, dionisica esperienza tra thanatos ed eros.

DA NON DIRE
1. Ma secondo te è normale?
2. Sembra una mestruo gigante!
3. Tutto sto astrattismo e concettualismo a me sinceramente ha rotto un po’ le balle. La pittura è fatta solo di figure, il resto non esiste.
4. Ma che schifo! Dai sangue e colore e gente squartata… cos’è? La sagra dell’imbecille?
5. Tutto questo pandemonio per far vedere un paio di tette al vento.

Piero Manzoni
Piero Manzoni

Davanti ad una scatoletta cilindrica del peso di 30 gr. contenente escrementi d’artista

DA DIRE
1. La complessità in un unico gesto dissacrante.
2. Il prodotto d’artista è la provocazione stessa, è il riempire la società di tutto ciò che viene considerato uso e consumo: un collegamento tra arte pop e concettualismo derisorio.
3. Siamo di fronte all’arte nella sua totalità: da un lato la poesia, l’artista cede una parte di sé, dall’altra l’ironia, cioè la presa in giro della società perbenista.
4. Non c’è un’arte neodada più coinvolgente di quest’opera, niente sarà più come prima dopo questo gesto.
5. È un pezzo di storia, una parte d’artista, solo una parola: commovente.

DA NON DIRE
1. Io sarei un grande artista allora, regolarissimo mattino e sera!
2. Ma la comprano davvero?
3. È il caso di dirlo: siamo venuti a vedere una merda.
4. Chissà quanto tempo ci è voluto per farla (sorridendo sornione e ironico)
5. No! Non ci credo! Pure questa è diventata arte?

 Jeff Koons
Jeff Koons

Davanti ad una statua che rappresenta un coito con Ilona Staller e l’ex marito

DA DIRE
1. È l’idea di una morta artistica tra il pop e il kitsch.
2. Provocare è lo stile dell’artista sia in maniera ironica e satirica, sia come richiamo visivo.
3. La dichiarazione dell’artista si esplica in questa scultura: “Credo moltissimo nella pubblicità e nei media. La mia arte e la mia vita personale sono basate su di essi”.
4. È puro atto, è un pathos di plastica, sterile e freddo come l’atto messo in scena, non vuole emozionare solo provocare.
5. Iconizzata la figura della donna come mero oggetto sessuale, come prodotto di massa: l’artista è un genio contemporaneo!

DA NON DIRE
1. Questa è l’ultima vero? Poi abbiamo finito?
2. Ah lo conosco è il marito di Cicciolina!
3. Non dirmi niente: ho capito cosa rappresenta (ridendo sotto i baffi)
4. È quello che ha fatto anche il Papa colpito dal meteorite? (quello è Maurizio Cattelan!)
5. Che porcata!

schermo nero...
schermo nero…

Dentro una sala completamente buia ricoperta di sassi con schermo che proietta filmati storici sul fondo

DA DIRE
1. Il buio, il passato storico che passa davanti agli occhi e il rumore dei sassi: è la rievocazione di un ventre materno.
2. Un’opera di denuncia complessa in cui lo spettatore è chiamato in causa con la sua muta partecipazione.
3. Si è soli nel silenzio, senza luce, senza aria, solo il rumore dei passi sui sassi ci riporta alla realtà e conduce all’esperienza emozionale verso un’effimera luce dato da uno schermo tv, un Grande Fratello che osserva e coinvolge.
4. È la metafora dell’uomo moderno: solo con se stesso e cieco alla visione.
5. Il cuore arriva alla gola nel sentirsi persi tra i silenzi e le immagini del tempo passato: fascino e mistero si fondono.

DA NON DIRE
1. (è buio…silenzio…siete soli) Ah scusa eri tu, non volevo…ti ho toccato per sbaglio…
2. Ma la luce dov’è? Cos’è sto buio?
3. …ok siamo dentro da dieci minuti e quindi? Che si fa?
4. Io esco, ti aspetto fuori.
5. Oh per poco non mi ammazzavo con tutti ‘sti sassi.

 Kazimir Malevich, Black Square
Kazimir Malevich, Black Square

Davanti ad una tela nera con un puntino bianco nel mezzo

DA DIRE
1. La complessità della visione si accentua negandola, un genio.
2. La solitudine, il perdersi nel nulla sostanziale del singolo è la complessità con cui emerge il punto di luce nel centro.
3. Non bisogna vedere quello che c’è ma quello che NON c’è, vedere e guardare sono due meccanismi differenti.
4. Energia, potenza, bene-male, luce-oscurità: dicotomia sempre presente tra vita-morte.
5. Rappresentare il vuoto equivale alla creazione dello spazio, elementi che si identificano nel concettualismo contemporaneo.

DA NON DIRE
1. Ah beh! Già di Picasso non ci capisco nulla figurati di questo!
2. Dato che ha dato sta botta di nero che serviva quel punto bianco?
3. Se ti rompi le balle siamo ancora in tempo per farci seratina e un paio di spritz…
4. Secondo te lo hanno pure pagato sto quadro?
5. Come imbianchino di certo non avrebbe avuto un futuro.

Pablo Picasso
Pablo Picasso

Davanti ad una tela cubista

DA DIRE
1. La vera rivoluzione contemporanea: vedere oltre la dimensione.
2. In un unico piano la totalità dell’opera e della forma, il colore csi fonde con l’aria circostante e tutto prende vita, nulla è paragonabile alle scoperte artistiche come quest’opera.
3. L’apparenza e la presunzione di fissare sulla tela un carpe diem decade di fronte alla tridimensionalità e al dinamismo che ne scaturisce.
4. Il Cubismo, l’inizio del contemporaneo, qui si fa la storia dell’arte, nulla è paragonabile alla forza creatrice che ha squarciato i tempi.
5. Le relazioni tra le arti precedenti e quelle future si basano sulla velocità, sul movimento e sulla compenetrazione dei piani. Comporre a “cubi” è solo un altro modo di vedere il mondo.

DA NON DIRE
1. È astratta vero? A te piace?
2. Certo che sto Picasso aveva delle modelle spigolose e?
3. Da che parte si guarda?
4. Mio cugino che fa le elementari è decisamente più preciso nel disegnare.
5. Oh ma l’hai vista quella che chiatta? E lui? Con la pipa e il giornale sottobraccio…

Claes Oldenburg, Soft Fur Good Humors
Claes Oldenburg, Soft Fur Good Humors

Davanti a dei gelati rivesti di pelliccia sintetica e colorata (Claes Oldenburg)

DA DIRE

1. È l’esempio della Pop Art che rende riconoscibile l’oggetto all’uomo della middle class spiazzandolo nella sua riconoscibilità oggettiva.
2. Colori, visibilità sconvolgente, opere giganti e fuori contesto: è la pubblicità che si fa arte o l’arte che si fa pubblicità?
3. È la raffigurazione visiva del mondo contemporaneo fatto di consumismo, materialismo e diffusione dell’oggetto come status in quanto ciò che è ci appartiene e ciò che ci appartiene è.
4. Pop Art non è solo Andy Warhol è decontestualizzare l’oggetto e renderlo arte per la massa, non di sole coca cole si nutre il boom degli anni Sessanta.
5. Un gelato lo mangi, una pelliccia sintetica la indossi, qui i ruoli si fanno confusi, il rapporto caldo e freddo cozzano a favore di un’arte che riprende l’oggetto restituendone solo la bellezza estetica ma non il suo utilizzo.

DA NON DIRE

1. Sembrano i lavoretti che facevamo all’asilo dalle suore.
2. Ah ma non sono gadget del museo? (dopo aver toccato l’opera e fatto scattare l’allarme).
3. Prova a leccare un gelato cosi sai peli che ti restano sulla lingua… (voleva essere una pseudo battuta erotico-sexy).
4. Pop Art? tipo Andy Warhol che fa la Marylin no? So qualcosa anch’io di arte.
5. Chissà canne che si sono fumati in quegli anni poi…

 Sarah Lucas
Sarah Lucas

Davanti ad una scultura falliforme (Sarah Lucas)

DA DIRE

1. Se togli l’eccesso, le carni, le forme rimane solo la filiforme essenza simbolica di un gigantesco monolite.
2. È la rappresentazione della natura venerata come forza creatrice nelle culture primitive, il simbolo della rigenerazione e fecondazione della stessa Terra.
3. Una bella battaglia tra Freud ed Hegel nella sensualità della riproduzione a carattere inconscio.
4. Forme pure, forme primarie come se il più puro astrattismo avesse incontrato le forme surrealiste misto ai segni-disegni di Mirò e di Klee: tutto è forma.
5. Uno spazio unico in cui svetta fiero il simbolo fallocentrico dell’onnipotenza dell’uomo che ne fa suo monumento.

DA NON DIRE

1. Ah però! Ti piace e? (sorridendo maliziosi)
2. Conosco chi apprezzerebbe questa scultura e magari ‘sta arte piacerebbe molto.
3. E poi dicono che il porco e perverso sono io! E questo? Paghiamo per vedere i suoi problemi col sesso?
4. A quelli della Lega piacerebbe non poco.
5. Ma guarda: un cazzo! Ah ah ah…È un cazzo? Vero?

Tony Gallo
Tony Gallo

Davanti ad un estintore numerato

DA DIRE

1. La forza dell’oggetto risiede nel toglierlo dal suo contesto e farlo pezzo d’arte ponendo così l’attenzione sul prodotto stesso.
2. Perché la qualità artigianale di un oggetto si è spostata definitivamente verso una produzione seriale e industriale? La risposta è davanti ai nostri occhi.
3. Mettere l’opera in uno spazio a se stante, isolata dal resto è focalizzare quella poetica dadaista di Marcel Duchamp sull’object trouvé, ora si è costretti a notare e decodificare l’oggetto.
4. Arte è dare attenzione alla quotidianità obsoleta e scontata.
5. Perché l’estintore? Semplice! Perché è la causa della fine del fuoco, un simbolismo che ci invita a riflettere come l’arte che brucia viene alimentata dalla forza delle idee e soffocata dalla censura.

DA NON DIRE

1. Questo è un estintore? È simile.
2. Per me è un estintore…
3. Che ti affanni a cercare l’etichetta per capire chi è l’artista? Non vedi che è un estintore?
4. Ripeto: per me è un estintore! Dai andiamo che ho fame.
5. Se hanno la cartolina al book shop te la compro e regalo ma per me è un estintore.

Se superate la prova delle mostre d’arte, rendendo piacevole la conversazione e giocando in maniera ironica, divertente, provocatoria e attenta il vostro appuntamento, forse si terminerà a buon fine, in mancanza d’altro una buona dose di arte e cultura e di errori da non ripetere saranno segnati per le prossime future uscite.
Il bianco e il nero, in fondo, sono due colori, due categorie estreme, ma nel mezzo si estende una sconcertante serie di sfumature di grigio.
Ps: riguardo all’ultima opera in mostra, stavolta avete ragione voi: è un estintore.