Si pensa e si crede sempre che la felicità sia data dalla serenità che pervade l’anima e forse, una punta di verità risiede in questa affermazione, ma che cosa rende felice l’anima?
Molte cose, probabilmente differenti per ogni persona: lo sguardo di un innamorato, il sorriso di un bambino, lo scodinzolio di un cane, il rumore del mare che si infrange sulla spiaggia, una parola buona detta al momento giusto, il pane caldo, l’unico parcheggio libero trovato dopo ore di giri a vuoto, il gusto di gelato preferito, l’acqua fresca di una fontana in una calda giornata estiva, l’ultima pagina di un romanzo…
Esempi infiniti che scaldano il cuore, fanno amare l’amore per ciò che si ama, senza regole e senza freni. Si raggiungono le mete proposte e si arriva ad avvolgere l’anima con un calore che dà la sensazione di una pace cercata e voluta.
Ebbene sì, questa felicità ha bisogno di essere individuata, è necessaria insieme a tutta la forza genitrice che la fa scaturire, dove la si trova? Spesso in mezzo al niente, condivisa con gli altri, ma soventemente si svela dentro di sé perché nel silenzio nasce il verbo giusto.
È forse l’isolamento, la vera ricerca della felicità? Per chi crea a volte sì, si ha bisogno di stare con i propri pensieri, con i propri spazi di mutismo e pace corollati magari da rumori di fondo che alla fine non si sentono più: la musica di uno stereo scompare, le voci di chi ci sta attorno non si ascoltano ulteriormente, i frastuoni diventano parte di un lungo percorso che porta alla gioia della creazione e, forse, alla felicità, talvolta colmata da un pensiero che non ci si aspettava.
I secoli di storia, le facce degli uomini del passato, le orme di chi ci ha preceduto rimangono tangibili nei segni che sono emersi nel tempo: la letteratura tramandata di libro in libro, la musica tra gli spartiti e i suoni, l’arte tra le immagini e i colori.
Perché ancora oggi, e così sarà per chi ci sarà dopo di noi, l’importanza della creazione e della felicità passa attraverso significati e simboli che diventano la traccia di un cammino percorso.
Che cosa rende felice chi in questo momento scrive i suoi pensieri? Che cosa dà gioia e scalda la sua serenità? Dalla riflessione materiale, ai sogni, alla sensazione provocata da una visione di altrui felicità, la lista si potrebbe fare lunga, ebbene sì, chi redige questo parole ora ci prova: cosa provoca nel sottoscritto la felicità? Gli affetti a me cari, la mia famiglia, gli amici e i lettori che sorridono di questa frase, il vicino che falcia il prato e il profumo dell’erba tagliata entra nella mia casa, il postino che fischietta, il gelato alla vaniglia e le uvette del gusto Malaga, un bacio di chi mi ama, Luna che cerca per farsi coccolare, un sms di buongiorno, annusare le pagine di un libro nuovo da leggere, l’happy end di un film, una birra con il mio migliore amico, le risate in terrazza con un’amica mentre lei fuma una sigaretta dopo l’altra, la speranza di chi si innamora, l’arrivo di un accredito sul conto, il sole al tramonto lungo l’argine del Bacchiglione, il mio papà nell’orto, la risata di mia mamma, gli occhi di mio fratello, la calma di mia cognata, schiacciare le palline della carta da imballo, le lenzuola lavate e asciugate al sole, un forte temporale di notte sotto le coperte, le mani che profumano di sapone, l’arte.
Sì, per ultima l’arte ma parte costante della vita di chi si occupa di storia e critica d’arte e allora l’elenco si riapre di nuovo: una visita a Giotto e alla Cappella degli Scrovegni, una riproduzione di Paul Klee, il bacio di Giove ed Io del Correggio, un artista che ti mostra il suo nuovo progetto, preparare una mostra, studiare per una lezione, un nuovo libro, un catalogo appena stampato, sentire il profumo dei colori in uno studio d’artista, visitare un museo, camminare per le vie di una città, lasciarsi stupire, scrivere.
Sensazioni tutte che portano alla felicità, forse sogni inguaribili in un mondo che ci vuole sempre più concreti nelle scelte e meno poeti e artisti, ma più uomini di marketing settoriali e specializzati, si arriva a cozzare un po’ con quello che si dimentica spesso essere però il bisogno primario della vita: essere felici.
Momento di stacco degli occhi dallo schermo mentre scorrono le parole di questo pezzo scritto, tra le righe molti avranno pensato alla loro felicità, si sono rivisti e ritrovati, ripensando a quali sono le cose che rendono la gioia, magari a qualche artista o ad una situazione vissuta, quindi? Pronti con il proprio personale elenco di felicità? Spero di sì, me lo auguro, ve lo auguro.