“Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te…
io sì, che avrò cura di te.”
(La cura – Franco Battiato)

Davanti ad una fetta di strudel (“Guarda che l’ho comprato? Ma solo perché non avevo tempo!” ci tiene a precisare Enrica) e ad una Coca Zero, più che un’intervista ad una curatrice le parole che seguono sono state un fiume di pensieri, di interruzioni tra sms, whatsapp, telefonate, i compiti di grammatica della figlia Anna, qualche sigaretta e tante risate, condite da qualche lacrima di commozione in alcuni punti, quali? A voi scoprirlo nella lettura che segue.

1. Definisci l’arte con tre aggettivi
Provocatoria, illuminante, a volte consolatoria.

2. Definisci la vita con tre aggettivi
Solo tre? Non è una domanda facile, la vita in tre aggettivi? Imprevedibile, fatta di studio, indipendenza, empatica, sì, empatica, perché la vita è empatia con le persone.
La mia vita va di pari passo con l’arte, fin da bambina, nonostante facessi pietà nel disegno, ero affascinata dall’arte. È stata l’arte a seguirmi!
L’imprevedibile è proprio in questo: non sempre sei tu a scegliere le cose, a volte arrivano e capita che ti scelgano.
Ho deciso di laurearmi in Storia, ma seguivo anche i corsi di storia dell’arte all’università. Il mio è stato comunque un percorso storico che ho continuato a seguire, dopo la laurea mi chiamò l’Università di Boston, ma rifiutai per paura, incoscienza o rifiutai perché? Perché avevo appena iniziato a lavorare in una galleria d’arte!
Avevo bisogno di trovare un lavoro e così sono capitata per caso in una galleria d’arte di Bassano del Grappa, pensavo “ma si, ci vado per un mese, lavoro e mi prendo qualcosa e poi vediamo che sarà“. Al colloquio ci arrivai molto rilassata, parlai di tutto con il titolare, risi molto e alla fine lo salutai dicendo: “Bene, è stato un piacere, verrò a vedere le sue mostre!” e lui di rimando: “No, sei assunta e cominci da domani.” Iniziò tutto così in semplicità. La prima mostra fu Giorgio Scalco, seguì una bellissima mostra su Giovanni Barbisan e poi quella più bella che mi restò nel cuore: Mario Schifano ad un anno dalla sua morte e lì mi sono innamorata della Pop Art, ma potrei citarne decine e decine, penso alla Pop art nel 2000 a Trissino, non vidi mai più opere così belle.

3. Che lavoro è quello del curatore di mostre?
Il lavoro del curatore? È un lavoro serio, impegnativo, un lavoro di studio e di ricerca. Oggi fare il curatore è un insieme di cose che si sommano, non è solo il regista della situazione, è in qualche modo il “progettista” della mostra, la progettualità è la base.
Fare il curatore è soprattutto mettersi in gioco: trovare la location, le opere, allestire, impegnarsi anche nel found rasing, perché i soldi e gli sponsor mancano sempre, scrivere, controllare e ricontrollare le bozze di questo o quel catalogo, è anche fare da talent e dare opportunità ai giovani artisti.
Ci rido sopra, ma è vero, nella mia borsa non mancano mai: il rossetto, le sigarette e poi martello, attaccaglie, chiodi e scotch carta.

Enrica Feltracco in allestimento
Enrica Feltracco in allestimento

4. Molti si improvvisano artisti, curatori, critici come vedi questo proliferare di figure pseudo professionali che invadono il mondo artistico?
C’è bisogno di assoluta serietà e professionalità!
Un curatore deve sapersi attorniare anche e soprattutto di persone valide che sappiano fare bene il proprio lavoro.
È importante confrontarsi con chi si occupa della comunicazione, con il critico d’arte, con il grafico, con le figure professionali che sanno svolgere bene il proprio mestiere.
Bisogna saper fare delle scelte: io ho scelto di fare il curatore, non il comunicatore o il critico o il grafico.
Credo perciò nel lavoro di gruppo!
I “tuttologi” sono una categoria strana a cui non mi sento di appartenere, preferisco fare un passo indietro e se devo scegliere io vivo bene in mezzo ai fiori e alle piante. Datemi una serra la trasformo in un centro culturale.

5. Un artista che ti piacerebbe seguire o una tematica da portare in mostra?
Non ce n’è uno, ce ne sono molti e mi sto impegnando per questo. Mentre è da un po’ che giro intorno ad una mostra e mi sa che ci siamo, voglio la scultura.

6. Qual è la mostra che più ti ha emozionato? Parlaci delle ultime mostra che hai seguito
Del passato sono:
Mario Schifano” (1999), non c’è niente da fare lo amo proprio. E allora tutte le mostre fatte sulla Pop art negli ultimi quindici anni.
Furere” (2013), tra follia e onirico, un tema forte dove c’erano parecchie opere di autori dell’Azionismo Viennese, oltre a quelle di Bacon, Cindy Sherman, Ligabue, Dalì e altri. Mi è piaciuto collaborare con l’Ulss 16, ho scoperto una realtà che non conoscevo minimamente, ho conosciuto degli operatori che sono angeli veri.
Renato Mambor” (2014), perché collaborare con lui e il suo staff è stato formante, persone splendide.
E poi le ultime due mostre che ho seguito e che mi hanno emozionato davvero:
Vera” (2016), sulla tematica dedicata alla violenza contro le donne perché è stato commovente vedere come gli artisti hanno interpretato il tema, cogliere la loro sensibilità e scoprire a pochi giorni dalla mostra che avevano compreso perfettamente il senso del progetto. E’ stata una sfida, anche se in fondo sapevamo chi erano gli artisti e quali sarebbero stati i risultati. Una mostra partita da molto lontano, un progetto su cui il mio collega Matteo Vanzan lavorava da anni.
Andy Warhol” (2017), una mostra che ho sentito molto emotivamente perché è al Museo Civico di Asolo, la mia città, dove sono nata. Ci sono tornata da curatrice e non da storica, in quei posti che sono stati motivo di studio e ricerca sull’eresia di cui mi sono occupata per parecchio tempo. Mi sono emozionata a tal punto che i miei genitori manco sono venuti e in un certo qual modo, se ci penso, un po’ “eretica” lo sono stata, visto che le opere di Warhol dialogano con le sculture del Canova e della sua scuola.
E poi tutte quelle con i giovani artisti perché mi piace godere del loro entusiasmo e vedere la loro emozione, o la loro follia creativa e qui mi viene spontaneo pensare a Marco Chiurato, un vero amico.

 Enrica Feltracco spiega alle nuove generazioni
Enrica Feltracco spiega alle nuove generazioni

7. Se un giovane alle prime armi si dovesse affacciare al mondo dell’arte quale consiglio daresti?
Studia, vedi tante mostre, viaggia, sii umile, non stancarti mai di provare se ci credi veramente.
È un mondo di squali quello dell’arte, bisogna essere preparati e individuare fin da subito i professionisti seri e soprattutto non abbattersi mai.

8. Che caratteristiche deve avere un artista per essere definito tale? Come scegli gli artisti da seguire e curare?
Lo riconosco perché ritrovo nella sua opera la ricerca, lo studio, l’equilibrio fra ciò che l’artista ha dentro e quello che riesce a trasmettere. Alla fine però cerco sempre quel guizzo in più che mi fa emozionare. Come li scelgo? A parte visitare mostre, gallerie, fiere dell’arte è diventato molto utile anche il web e i vari social network e naturalmente muoversi e incontrare gli artisti, molti mi scrivono e inviano materiale, in mezzo c’è sempre qualcuno che mi cattura più di altri.

9. Immagino ci siano diversi collezionisti che chiedono consiglio a te su chi comprare e su cosa investire. Qual è la definizione di collezionista dal tuo punto di vista?
Per me i collezionisti si divino in due categorie:
la prima, sono i collezionisti, quelli “appassionati veri” al punto che ne sanno di più, molto di più dei critici e dei curatori;
la seconda, sono gli “investitori” che comprano per rivendere e giocano con l’arte come se giocassero in borsa.
Anch’io ho comprato tanto e venduto, ora in casa ho solo ciò che amo di più.

Enrica Feltracco., le fatiche curatoriali
Enrica Feltracco., le fatiche curatoriali

10. Nel tuo lavoro e nell’arte: tre cose che ami e tre che non sopporti
Cose che amo:
– quando un’idea o un progetto ti formicola in testa, l’inizio di tutto.
– il rapporto con gli artisti perché spesso ho incontrato dei folli con cui mi sono divertita anche tanto, mi piace osservare il loro sguardo stranito, sentire le loro emozioni, ascoltare le telefonate ad ogni ora, le idee dell’ultimo momento, questo fino a che poi non si perdono o si montano la testa, allora l’amore finisce. Finora sono stata fortunata, se poi si perdono, io li lascio andare.
– questo mondo, il mondo dell’arte, mi ha regalato molti amici: il critico qui davanti a me, alcune figure istituzionali illuminate, alcuni curatori con cui mi piace collaborare, i colleghi con cui a volte mi scontro, ma con loro condivido splendide chiacchierate che diventano poi progetti, alcuni artisti che sono fratelli.
Cose che non sopporto:
– la calunnia quando non sanno come fare per bloccarti.
– le difficoltà sempre maggiori con le istituzioni, non per loro volontà, ma per un discorso economico dovuto a tagli e riforme.
– gli imprevisti dell’ultimo momento: le luci che si bruciano, il quadro che non vuole stare dritto, il catalogo che arriva giusto il giorno dell’inaugurazione, il telefono che squilla in continuazione…

11. Hai dei riti scaramantici prima di inaugurare una mostra? La frase che più ti si addice?
(Letteralmente: sta ridendo come una matta!)
Tu! Massimiliano Sabbion, TU! Tu lo sai benissimo, perché l’hai cantata con me, posso solo dire che il giorno del mio funerale tutti rideranno!
(Si tratta della canzone cantata ai funerali cristiano cattolici “Io credo: risorgerò“)

Giulia Granzotto, Massimiliano Sabbion, Enrica Feltracco.
Giulia Granzotto, Massimiliano Sabbion, Enrica Feltracco.

12. A cosa non rinunceresti mai? Un pregio e un difetto tuo
Non rinuncerei MAI all’indipendenza intellettuale. Non ho mai leccato il culo a nessuno e non lo farò mai, non ho mai chiesto favori né aiuti e ne sono fiera, non sono mai scesa a compromessi.
Un pregio: sono una persona positiva, cerco di vedere il buono, non il cattivo. Un difetto: sono impulsiva e parto all’attacco, senza fermarmi a pensare, però so chiedere scusa!

13. Come ultima domanda: un’opera d’arte o un artista che ti piace e un libro e un film da consigliare
Un’opera: è difficile individuare una sola opera. Mi sono commossa al Museo Rodin, non volevo più andarmene, ero letteralmente agitata davanti alla performance di Marina Abramovich, “The artist is present”, al Moma a New York, non riuscivo a smettere di guardarla, ma mi sono emozionata anche a Boston nelle sale del Fine Art dedicate a John Singer Sargent. Però se devo dirla tutta, mi ha emozionata più di tutto sentire mia figlia che a cinque anni nei giardini del Guggenheim mi urlava estasiata: mamma guarda una scultura di Giacometti!
Negli ultimi anni mi sento sempre più vicina al figurativo e comunque non smetterò mai di amare artiste quali Nan Goldin, Gina Pane, Francesca Woodman, o parte dell’Azionismo viennese. Se devo scegliere un’opera nello specifico direi una foto, un interno di New York di Francesca Woodman dove mette in scena una fragilità che entra nelle viscere.
Un libro: “Vita e destino” di Vasilij Semënovič Grossman perché di fronte ad un razzismo dilagante credo sia importante leggerlo, alcune pagine sono di una purezza espressiva rara, e per lo stesso motivo anche “Cane bianco” di Romain Gary, ma anche George Simenon o William Somerset Maugham, o Alan Bennett.
Un film: non consiglio “La La Land” se non i primi dieci minuti e l’ultimo quarto d’ora.
Pensando al passato, ad un film che sento legato alla mia famiglia, alle cose trascorse, penso a “La vita è meravigliosa (It’s a Wonderful Life)” di Frank Capra, credo che mio padre ce l’abbia fatto guardare un centinaio di volte.

Bene, con questa ultimo quesito risolto si interrompe questo gioco di rimandi, di domande e di risposte, di pensieri curiosi che hanno scavato l’animo di Enrica Feltracco curatrice d’arte, ne è uscita anche solamente un po’ di più di Enrica come mamma, moglie e persona amica.
Una chiacchierata tra arte e professionalità che si conclude con un gioco rivisitato: il questionario di Proust.

 Enrica Feltracco con la figlia Anna
Enrica Feltracco con la figlia Anna

Il questionario di Proust

1. La cosa che mi piace di più di me stessa
La schiettezza.
2. La qualità che preferisci in un uomo?
L’ironia e l’intelligenza
3. La qualità che preferisci in un donna?
La schiettezza e la bontà.
4. Quel che apprezzo di più nei miei amici
La voglia di vivere e l’autoironia.
5. Il tuo principale difetto?
L’impulsività.
6. La mia occupazione preferita
Curare le piante.
7. Il mio sogno di felicità
D’impulso direi scrivere e fumare sigarette, ma anche e soprattutto vedere mia figlia un giorno cittadina del mondo.
8. Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia
Non poter viaggiare, ho ancora tanto da vedere.
9. Quel che vorrei essere
Un medico o un farmacista.
10. Il paese dove vorrei vivere
Un villaggio nel Maine.
11. L’uccello che preferisco
L’upupa! Perché mio marito mi chiama sempre così.
12. Il colore preferito
Rosso. Che non indosso mai.
13. Il fiore preferito
La rosa bianca.
14. Quel che detesto più di tutto
…c’è tanta roba che detesto.
15. Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza
Quelle dei bambini.
16. Il dono di natura che vorrei avere
Non è un dono di natura, ma mi piacerebbe tanto sparire quando voglio e riapparire dove vorrei stare in quel momento, per poi “risparire” di nuovo.
17. Stato d’animo attuale
Il mio animo? Sempre in subbuglio.
18. Bevanda preferita:
Prosecco
19. Il piatto preferito
Pizza
20. Il tuo primo ricordo
È così intimo e dolce che non riesco a condividerlo
21. L’incontro che ti ha cambiato la vita
Quello con mio marito, mi ha insegnato e mi insegna ancora molto.
22. Sogno ricorrente
Sono in viaggio e rido
23. In che cosa mi trasformerei, se avessi la bacchetta magica
In un albero
24. Cosa sognavi di fare da grande
La scrittrice
25. L’errore che non rifarei
Dire no a Boston
26. La persona di cui sono segretamente ma follemente innamorata
Ma è di Proust?
27. La persona che invidio di più
George Simenon, scrive come nessuno mai.
28. La persona che ammiro di più
Mio marito per la serietà negli studi e la perseveranza nel sopportarmi.
29. La persona che ringrazio Dio non vorrei essere
Chiunque sia mediocre o meschino
30. Tre libri da portare sull’isola deserta
Uno qualsiasi della Némirovsky, La vita davanti a sé di Gary, La nube purpurea di Shiel
31. Il libro che dovrebbe avere un seguito
L’amante di Lady Chatterley
32. Il rosso o il nero?
Sempre rosso
33. Il capriccio che non mi sono mai tolta
Un viaggio da sola
34. L’ultima volta che ho perso la calma
Succede spesso
35. Chi vorrei fosse il mio angelo custode
Lo lascio a chi ne ha bisogno davvero.
36. Cosa farei per sostenere ciò in cui credo
Combatterei fino alla fine in prima linea
37. I miei pittori preferiti
Richter, Schifano e qualche altro centinaio
38. I miei cantanti preferiti
Janis Joplin, i Queen e tanti altri.
39. I miei eroi nella finzione
Marcovaldo di Italo Calvino
40. I miei eroi nella vita reale
Tutti quelli che ogni giorno combattono per sopravvivere
41. Se dovessi cambiare qualcosa nel tuo fisico, che cosa cambieresti
Cuore, cervello, polmoni.
42. Il tuo primo amore
La lettura
43. Il regalo più bello che abbia mai ricevuto
Mia figlia
44. I personaggi storici che detesto
Hitler, Stalin, ora Trump
45. Il tuo rimpianto
Aver detto no al dottorato a Boston
46. L’ultima volta che hai pianto
Quando mio fratello è ripartito per il Canada
47. La volta che sono stata più felice
Appena nata Anna io che mangio un piatto di pasta nella corsia della sala travaglio
48. La volta che sono stata più infelice
Quando ho detto addio ad una persona cara
49. La persona scomparsa che richiameresti in vita
La nonna Anna per baciarla di nuovo
50. La materia scolastica preferita
Storia
51. La cosa che più detesto di me stessa
L’inquietudine
52. Come vorrei morire
Sola
53. Il mio motto
Combatti sempre, si fa sempre in tempo a perdere.
Un prosecco tutta la vita!

 Enrica Feltracco
Enrica Feltracco