Pubblicato il 01 novembre 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Non capita spesso di imbattersi in opere d’arte che cambiano il percorso della vita che, oltre a restituire fascino e bellezza emotiva, si investono di una pura visione emotiva.
Capita sovente di ritrovarsi invece davanti a opere incomprensibili al pubblico o dal sapore del già visto e sentito, senza nessun sforzo mentale né emozionale, puramente costruzioni per un mercato d’arte che, a tratti, risulta saturo e svuotato.
La genialità non serve se non è accompagnata da una ricerca e da un confronto, poco vale la pretesa di chi si sente superiore alla media e, per non contaminare il suo sconfinato ego, ripudia e disprezza il lavoro altrui, forse temendo una comparazione?
Molti creativi pretendono di essere in cima alla lista delle priorità e della visibilità, arrivando a non cercare di rapportarsi con nessuno, sia che si parli di altri creativi del passato storicizzato sia di contemporanei.
Come si può pretendere di essere i migliori, ad esempio, in cucina e decantare le proprie lasagne al forno se non si sono assaggiate anche quelle di altri ristoratori? Sicuri che la ricetta eseguita sia la migliore sulla piazza e la più buona in assoluto?
Come in cucina, così in arte, è necessario assaggiare, smuovere i sensi e degustare altri prodotti da confrontare con i propri, da questo confronto nascono nuovi sapori, nuove ricette e si migliora quelle già esistenti.
Purtroppo si è persa un po’ la capacità critica di ammettere con se stessi che non tutti i piatti vengono bene e che qualcuno di sicuro sta confezionando un prodotto migliore del nostro…
Allora si insite a voler far assaggiare quello che si è impastato un po’ a tutti, ma circondarsi di persone care e da una tribù fatta di amici, famiglia e conoscenti che si discostano poco da tale cerchia non porta certo a completare una visione critica della situazione. Nessuna persona che ama veramente chi sei avrà il coraggio critico di dirti che stai sbagliando strada, oppure lo fa, ma usando parole falsate che alimentano illusione e speranza.
Affidarsi a professionisti esterni che giudicano, valutano o che semplicemente consigliano quale sia la strada giusta da intraprendere è forse pericoloso, si, pericoloso perché si può arrivare a demolire davvero la propria autostima e a vedere finalmente e a malincuore il proprio lavoro con gli occhi corretti fino ad ora deformati da una visione distorta.
Le reazioni poi possono essere molteplici e nascondere rabbia che da qualche parte deve pure scappar fuori.
Quando il proprio lavoro viene “demolito” e valutato da chi non ha nessun legame emotivo con noi e si pone solo a giudicare ciò che gli si presenta, allora se non viene dato un giudizio positivo come ce lo si aspetta, in automatico il giudice del caso diventa “uno che non capisce niente!”, “un venduto al sistema”, un personaggio che “non ha nessun potere e diritto a distruggere il lavoro degli altri”, “uno che pensa di capire le cose e in realtà non capisce nulla e spara solo sentenze” e via di seguito…
Ognuno è libero poi di pensare e di continuare la propria strada, ma più che i giudizi ricevuti fanno peggio coloro che supportano e avallano la teoria del “tu sei bravo, è lui che non capisce niente!”, nulla di più sbagliato che dare false speranze.
La cucina di un ristorante è aperta a tutti: chi ama i sapori proposti, chi invece li disprezza, chi ci ritorna, chi invece sparisce per sempre, ma se si è sicuri del proprio operato non sarà un solo giudizio a decretare la fine della propria carriera culinaria, lo farà poi il pubblico stesso e il pubblico non si inganna, il pubblico ama o odia, senza mezze misure.
Una lasagna al forno non deve essere un pasticcio, ma un piatto sul quale perdersi nei gusti in quel preciso momento, buono per chi ci sta accanto e piacevole per chi non ci conosce, un piatto da emozione, come un’opera d’arte appunto.
Coloro che non possono mettersi a competere con la direzione di una cucina di un ristorante valgono poco per la cucina relegata dentro le mura domestiche dove si risulta bravi fino a che si sfama un bisogno primario di poche pretese.
Sostenere non è illudere, incoraggiare è diverso che creare falsi miti. Non tutti sono capaci e bravi allo stesso modo, se si chiede un giudizio si deve essere anche pronti ad essere, appunto, giudicati e le valutazioni molte volte non sono leggere e digeribili.
Chi osserva e analizza sa perfettamente il tempo che è stato speso, la ricerca che è stata fatta, i confronti che ci sono o quelli che mancano, non si critica per il gusto di farlo, ma per il confronto corretto che si dà ad una richiesta.
Per evitare di continuare verso una strada che produce dispersione di energia e non trovarsi a compiere azioni sterili come macinare l’acqua o tagliare il vento, bisogna anche sapersi fermare, essere critici con se stessi prima che con gli altri o di richiedere un parere esterno, altrimenti si corre il rischio di sembrare ripetitivi e già visti, ma soprattutto ridicoli.