Pubblicato il 10 aprile 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it/

Fedez (nome d’arte del rapper di Federico Leonardo Lucia) non ha mezze misure: o si ama o si odia, io lo amo. È vero, genuino e intelligentemente capace di proporsi e ribattere senza nascondere le proprie idee, un coraggio che a molti suoi coetanei manca (tra i dibattiti di Fedez quello con Carlo Giovanardi e i colpi di tweet con Matteo Salvini degli ultimi tempi).

Al rapper si associa sempre una forma di totale mancanza di ipocrisia e ironia che si ritrova nei suoi testi ricchi di giochi di parole e nei titoli dei vari singoli come “Generazione bho” spaccato di una quotidianità abbastanza misera da cui ne esce una realtà contaminata e malata “L’Iphone smette di scrivere e tu smetti di vivere. Il mio paese chiama Facchinetti figlio d’arte, come andare da Mc Donald’s e dire vado al ristorante. Un vecchio è pericoloso se guida una Mercedes figuriamoci quand’è alla guida di un paese”.

Uscito in questi giorni il videoclip di Fedez “L’amore eternit” (censored version) in collaborazione con Noemi tratto dall’album “Pop-Hoolista”.
Il video è molto forte visivamente e si apre con una “pagina nera” spiegando come nel nostro paese l’eternit sia stato la piaga degli ultimi decenni paragonando “l’amore eterno” e tossico all’eternit con un paragone molto forte e polemico: “Lo Stato è proprio come l’Amore: prima ti fotte e poi ti abbandona“.

maxiart-INCIPIT L'AMORE ETERNIT

Il video è stato girato in gran parte a San Pietro Vernotico, splendido centro del Salento, situato in provincia di Brindisi nello scorso marzo e mette in scena un’atmosfera che si snoda a tratti splatter dove dominano lingue mozzate, dita tranciate e sangue che scorre in mezzo ai protagonisti che cercano una via di fuga in questo mondo malato, apocalittico e horror dominato dai peggiori demoni sociali perché reali: la ragazzina civettuola che si vende al potente, il tronfio industriale arricchito, le adolescenti vuote e insipide che si danno appuntamento nella piazza del paese.

La censura si abbatte sul video nelle scene che prevedono stomaci forti nella visione, ad esempio, di un’eucarestia collettiva in una chiesa dove il sacerdote taglia con le forbici le lingue dei comunicanti dalla quale si evince una sorte di censura simbolico-religiosa.
Quella inscenata è una critica al nostro Paese, dalla classe politica alla Chiesa Cattolica e alle istituzioni stesse.

Il cortometraggio è stato per ora rilasciato nell’edizione censurata e sarà presentato successivamente nella versione uncut diretto da Mauro Russo, giovane e talentuoso regista, che ha già collaborato con Fedez e la casa Newtopia (etichetta creata e gestita dallo stesso rapper con J-Ax).
Il “diversamente rapper” non ha paura delle immagini e le usa per aumentare il suo pensiero e Fedez fa pensare. E per questo motivo fa bene.
C’è bisogno per risvegliare le coscienze assopite attraverso vari linguaggi, visivi o musicali non importa, urgenza di mettere in moto linguaggi crudi e violenti per far polemica costruttiva e discussione.

Troppe le parole al vento in questi ultimi anni e nessuna realtà concreta proviene da istituzioni che invece stanno marcendo e incartapecorendo giorno dopo giorno lasciando andare il paese alla deriva tra appalti truccati, EXPO che non si sa dove andrà, musei e luoghi d’arte che sopravvivono a se stessi solo con l’aiuto di volontari e appassionati ma che non vogliono arrendersi e trovarsi nella condizione di auto divorarsi in un mondo dai toni splatter e apocalittici come metaforicamente accade nel video proposto da Fedez: “A volte è Dio che sbaglia la tua ordinazione, per questo se chiudi la porta si apre un burrone“.

Il pensiero può essere approvato o no e, come il titolo dell’album, può definirsi “populista”, a volte esagerato ma di sicuro mai scontato e serve a creare discussioni e confronti senza puntare il dito come dice Fedez nel testo rap: “io sono sporco all’esterno ma giudicare le apparenze è l’atteggiamento tipico di chi è sporco dentro“.

L’amore Eternit

Guardo dal telescopio l’universo femminile,
scrivo fine in un secondo se in te c’è un secondo fine,
lo so è brutto da pensare,
mi aspetto che ti piaccia stare
sotto le coperte e non sopra le copertine,
l’amore a prima visa
è un sentimento splendido,
mi ha detto un indovino che legge le carte di credito,
vomito, amore tossico, per me sei stata il mio primo bacio
sulla bocca dello stomaco.
A volte sembra che mi sfidi ma non mi spaventi,
nella vita hai provato più vestiti che sentimenti,
istruzioni di lavaggio per cuori sintetici,
ti prego dimmi che mi ami,
potrei persino crederci,
e tutte le tue amiche fanno un muro da spavento,
i miei tatuaggi non sono di loro gradimento,
io sono sporco all’esterno ma giudicare le apparenze
è l’atteggiamento tipico di chi è sporco dentro

Di storie ce ne sono tante,
pensavo fossi l’ultima e invece no,
in fondo anche tu,
sei solo un segno in più
che sulla pelle fa più male,
continuerà a bruciare anche se ora lo so
che in fondo anche tu
sei solo un segno in più.

A volte è Dio che sbaglia la tua ordinazione,
per questo se chiudi la porta si apre un burrone.
Sei il mio punto debole,
la mia causa di forza maggiore,
un senso di rivoluzione,
un golpe al cuore.
Più truccata di un appalto su uno scorcio suggestivo,
se ti guardo a luci spente sei un tramonto abusivo,
inverti lo schema e cambi anche il teorema
prima eri un problema di cuore ora sei il cuore del problema.
Non ho difficoltà a dirti quel che penso in faccia,
anche se non sembra so bene quello che faccio
la verità è che ho invertito il senso di marcia
da quando ho avvertito il senso di marcia,
arrivi portando brividi e scappi lasciando i lividi,
gli opposti si attraggono ma amano i propri simili,
sentimenti tossici per loro non c’è cura
perché l’amore eternit finchè dura.

Di storie ce ne sono tante,
pensavo fossi l’ultima e invece no,
in fondo anche tu,
sei solo un segno in più
che sulla pelle fa più male,
continuerà a bruciare anche se ora lo so
che in fondo anche tu sei solo un segno in più.

Fermo immagine sembra appartenere ad un’altra vita,
un cielo instabile
che quasi sembra piangere,
ed io che torno tardi sola e penso che
di storie ce ne sono tante,
pensavo fossi l’ultima e invece no. e invece no,e invece no

Di storie ce ne sono tante,
pensavo fossi l’ultima e invece no,
in fondo anche tu,
sei solo un segno in più
che sulla pelle fa più male,
continuerà a bruciare anche se ora lo so
che in fondo anche tu
sei solo un segno in più.

Di storie ce ne sono tante,
pensavo fossi l’ultima e invece no,
in fondo anche tu,
sei solo un segno in più
che sulla pelle fa più male,
continuerà a bruciare anche se ora lo so
che in fondo anche tu
sei solo un segno in più.