Pubblicato il 16 settembre 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Nell’arte c’è una finezza che apprezzo: il lieto fine che ci consola dell’esistenza quotidiana
(Robert Musil)

Per mezzo dei nuovi social network (Instagram, Facebook, Youtube i più gettonati) e della diffusione istantanea di immagini e notizie in tempo reale, si intensificano sia le burle che le bufale su qualsiasi argomento dando vita a moderne “leggende metropolitane” dove è facile scorgere il senso di disagio o di spaccatura dei tempi.
Si passa dallo spauracchio dell’immigrato che violenta innocenti bambine ad animali esotici trovati in qualche sperduto tombino, fino ad arrivare a congiure politiche e meteorologiche composte da teorie sulle scie chimiche lasciate dagli aerei o allo scoppio di tornado e tempeste su comando per punire paesi e regioni.

 Stefano Guerra - Se i quadri potessero parlare
Stefano Guerra – Se i quadri potessero parlare

Le fantasie e racconti si sommano e dilagano spesso surclassando la realtà stessa, nulla che non sia detto o partorito dalle menti delle persone che non sia già stato attuato: la creatività è sempre in atto anche quando sembra sterile e spenta.
La morte dell’arte” non esiste! È solo uno spauracchio per chi pensa che dopo il sistema presente venga a mancare il futuro prossimo.
Girando nel web è più facile abbattere muri e distanze, spesso s’incappa in situazioni da far invidia agli artisti stessi che da sempre sono stati “bollati” come i detentori del linguaggio visivo e fantasioso in nome della genialità, inventiva e dello stupore.

 Stefano Guerra - Se i quadri potessero parlare
Stefano Guerra – Se i quadri potessero parlare

Tra burla, potenza creativa e gioco intelligente sono comparsi nuovi sistemi che rispondono alle domande che ognuno di noi si è fatto sul mondo dell’arte: e questa la chiami arte? Ma l’artista ci è o ci fa? Dove comincia l’arte e dove la presa in giro? È davvero questo il messaggio che voleva dare? La critica ci ricama sopra o semplicemente sono io che non ci capisco nulla?
Diciamo che le risposte alle domande sono…tutte quelle che ognuno in questo momento sta pensando!
A volte si è presi in giro, l’artista è una persona, quindi spesso fallace come tutti; capita che si, si abbellisce un’opera con le parole e il concettualismo è sempre pronto e in agguato.
Negli ultimi tempi sul web sono proliferate una serie di immagini sotto il titolo di “Se i quadri potessero parlare“, da un’idea del giovane Stefano Guerrera, dove si dà voce a capolavori del passato attualizzandoli con un pensiero in sovraesposizione e spesso trovato il quadro, azzeccato il pensiero! Un modo nuovo di leggere l’arte…

 Stefano Guerra - Se i quadri potessero parlare
Stefano Guerra – Se i quadri potessero parlare
 Stefano Guerra - Se i quadri potessero parlare
Stefano Guerra – Se i quadri potessero parlare
 Stefano Guerra - Se i quadri potessero parlare
Stefano Guerra – Se i quadri potessero parlare

È la prova che tutto può essere dissacrato e condotto ad un nuovo concetto di modernità, si porta alla ribalta un pensiero del passato in una lettura assolutamente imprevedibile e nuova.
È la prova che gli artisti che si rifanno al comune uomo di strada, dando voce ai pensieri comuni e, l’uomo di strada, viceversa, diventa lui stesso l’artista.
Quante performance, happening, sessioni di Body Art sono comparse dagli anni Sessanta in poi? Ricordiamo tra i tanti: Allan Kaprow, Wolf Vostell, Nam June Paik, Joseph Beuys, Gina Pane, Marina Abramović, Piero Manzoni, Jannis Kounellis, e Gino De Dominicis.

Joseph Beuys
Joseph Beuys
L'artista francese Orlan
L’artista francese Orlan
Marina Abramovic, Nalkan Baroque
Marina Abramovic, Nalkan Baroque

Quanti artisti conosciuti e quale colpo di genio invece ha folgorato l’anonimo autore di questo cartello in questa foto? L’uomo invisibile. Geniale! La miglior performance di body art esistente: annullare il proprio corpo, neppure il più acuto degli artisti ci aveva pensato.

 Uomo nudo invisibile con le infradito
Uomo nudo invisibile con le infradito

Marcel Duchamp invece sarebbe stato orgoglioso di ritrovare la sua famosa “Fontana“, un orinatoio rovesciato, accompagnato da un cartello simile con una simbologia fallica ed egocentrica che gira attorno al pene, orgoglio maschile: ” Ricorda, il futuro è nelle tue mani“.

Marcel Duchamp, Fontana, 1917
Marcel Duchamp, Fontana, 1917
Ricorda, il futuro è nelle tue mani
Ricorda, il futuro è nelle tue mani

Gli innesti sottocutanei fatti da Lady Gaga nelle sue apparizioni musicali non sono nulla a confronto della modifica corporea subita nei decenni dall’artista francese Orlan, ma nessuna delle due può competere con la Barbie vivente, Valeria Lukyanova, trasformata chirurgicamente per assomigliare alla bambola di plastica più famosa del mondo.

Lady Gaga
Lady Gaga
Valeria Lukyanova
Valeria Lukyanova

A volte dall’uomo comune parte l’idea e questa diventa arte, è successo in passato con i tagli di Lucio Fontana, con Mimmo Rotella e Jacques Villeglé che hanno ripreso i manifesti sovrapposti e strappati dalla strada assurgendo a simbolo della società l’immensa produzione di immagini sovrapposte e lacerate da anonimi pseudo-street artist ante litteram prima di arrivare ai capolavori di Keith Haring & c. fino ad arrivare al contemporaneo Banksy.

Lucio Fontana,  Concetto spaziale, Attese (1959)
Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese (1959)
Mimmo Rotella, Marilyn (1962)
Mimmo Rotella, Marilyn (1962)
 Jacques Villeglé, Rue Lauzin (1964)
Jacques Villeglé, Rue Lauzin (1964)
BANKSY
BANKSY

L’uomo comune che imbratta i cartelli stradali lasciando una firma o un disegno è stato a sua volta ripreso dal francese Clet Abraham che applica degli sticker di omini neri che lui chiama “Uomo Comune” sui cartelli della segnaletica stradale che risultano sempre leggibili ma trasformati in altri significati: dà vita alla staticità di un messaggio dato da un simbolo.

Clet Abraham
Clet Abraham
Clet Abraham
Clet Abraham
Clet Abraham
Clet Abraham

Provocazioni al limite della blasfemia con il Cristo crocifisso applicato sul cartello del “vicolo cieco”, ma la lettura in questo modo cambia e non si fa statica, come dice lo stesso artista: “Siamo sempre più invasi dalla segnaletica; lo spazio urbano fornisce una quantità di messaggi basilari e unilaterali, certamente utili, ma per me senza personalità.
Vorrei che all’unilateralità del messaggio venisse sostituito il concetto di reversibilità: si aggiunge un nuovo significato alla prima, portando altri livelli di lettura.
La mia arte migliora il cartello che ci ricorda quali norme seguire guidando, lo abbellisce, lo rende più interessante “.
L'”Uomo Comune” ha avuto anche una sua controversa scultura con un’installazione del 2001 a Firenze su uno sperone del Ponte alle Grazie, uscito direttamente dagli stickers si staglia con un piede sul ponte e l’altro sporgente nel vuoto. Posizionato nella notte fra il 19 e il 20 gennaio 2011, mentre nello studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio veniva esposto il teschio di diamanti di Damien Hirst, valutato 100 milioni di euro.

Clet Abraham
Clet Abraham
Clet Abraham, Uomo Comue, scultura sul Ponte alle Grazie, Firenze
Clet Abraham, Uomo Comue, scultura sul Ponte alle Grazie, Firenze
Clet Abraham
Clet Abraham

Chiara provocazione dell’artista Clet Abraham che ha voluto cosi celebrare l’uomo comune contro un’arte milionaria: l’arte è cosi goduta da tutti.
L’arte supera la vita e la quotidianità, diventa simbolo e forma dei pensieri che parlano per tutti attraverso gli artisti che se ne fanno portavoce, ma la quotidianità se vissuta appieno è ogni giorno arte.