Pubblicato il 29 aprile 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Il futuro ipotizzato da Andy Warhol dove “ognuno sarà famoso per 15 minuti” sembra aver preso concretezza nel mondo contemporaneo con la diffusione di una rete globale che ha abbattuto muri e diversità.
Social network e tecnologia al servizio dell’uomo hanno fatto la loro parte e il futuro citato è ora diventato realtà: tutto a tutti e subito, poi? Poi la sicurezza si perde e ci si lascia cadere nell’immenso vuoto mediatico a favore di nuove funzionalità, app e nuovi immagini che si sovrappongono alle vecchie.
Oggi parlare di originalità e di “copiatura” tra le arti sembra impossibile poiché tutto è già stato fatto e detto e di sicuro qualcuno l’ha pensato magari dall’altra parte del mondo con il risultato che si arriva a “citare” ma non a “copiare”.
Questa moltitudine di informazioni che viaggia ogni giorno con i mezzi più disparati letta qualche decennio fa poteva forse sembrare fantascienza ma piano piano senza rendersene conto è diventata realtà.
Teste chine sugli smartphone e proliferare di nuove star del web si sommano a quella profetizzazione warholniana citata poco prima.
A molti può far paura il futuro che si presenterà con questa evoluzione senza freni, l’attuale anno, mese dopo mese, lascerà il posto ad altri mesi e ad altri anni e il presente diventerà futuro senza accorgersene.
Resteranno immagini e suoni a testimoniare il passato, come una sorta di album fotografico sbiadito dove si ripensa al tempo perduto e andato e si sorride di quel buffo taglio di capelli o di certi colori indossati nei capi d’abbigliamento. Tutto ha contribuito ad essere ciò che siamo ora, anche le immagini che la nostra mente rifiuta poi di riconoscere.
Inesorabili i cambiamenti avvengono, a volte fanno male, altre fanno piacere e scorrono come nastro senza fine in questo film chiamato vita, una pellicola che si può riavvolgere ma che si deve ancora imprimere e scrivere.
Così i moderni artisti di oggi saranno gli storicizzati di domani, i giovani ricchi di fantasia ed entusiasmo, producono le cose più belle consapevoli di lasciarsi andare alla bellezza che sentono di esprimere diventeranno consci del mercato dell’arte e, una volta che entreranno a farne parte, si renderanno conto di avere ottenuto quei famosi “15 minuti di fama”.
La fama, il riconoscimento sono costanti a cui si aspira e a cui bisogna puntare, perché? Perché tutti abbiamo una data di scadenza fissata e prima che la vita ce lo ricordi ognuno cerca di trarne il meglio, magari anche oltre 15 minuti, magari per l’eternità. Muore l’artista, rimane l’opera, ma se muore l’opera? Viene a mancare così l’arte tutta e il significato a cui si tende: emozionare, segnare, ironizzare, incuriosire, amare.
Non importa quale segno si lasci che sia esso astratto o figurativo, che si inscenino performance di nudo o video ricchi di suoni e colori, non importa che un misterioso sorriso del cinquecento sia lì nelle sale del Louvre a guardarci ancora o che una schiera di ragazze nude e asettiche vengano messe in fila, non è necessario capire che l’estasi dipinta non è da meno di quella realizzata in scultura, non interessa inscatolare un prodotto di scarto umano o tempestare di diamanti la memoria di un’antica vanitas.
Quello che si realizza è il risultato di un tempo, quello odierno, che poggia le basi sul passato e sistematicamente ci proietta verso il futuro, che poi esso sia incerto, prossimo o deleterio poco importa, ci saranno nuove generazioni che raccoglieranno, con fame ed ingordigia, i frutti di queste passioni e ulteriori ancora “15 minuti di fama”.