Archivio tag Giuseppe Ciracì

Perché fai Arte? Cos’è’ l’Arte e la Cultura per te?

Pubblicato il 20 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

I social network sono la nuova frontiera della comunicazione, luoghi in cui si dà spazio ai pensieri, alle emozioni, in cui si postano foto, frasi, quotidianità che poi spesso sarà dimenticata per il prossimo post inserito.
I social network sono però una fonte inesauribile di creatività e di esternazione di un potere mediatica sempre più ampio e coinvolgente dove a tutti viene data, per fortuna o purtroppo, la possibilità di esprimersi e di commentare, dialogare o semplicemente di lasciare liberi i pensieri del momento.
Da becere e superflue affermazioni populiste si possono trovare vere e proprie geniali intuizioni sugli argomenti più vari, poi i commenti che ne seguono possono essere più o meno condivisibili ed espressi.

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Segni come suoni. Udire, vedere, toccare…

Pubblicato il 07 giugno 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

“Nella nostra vita frettolosa, assordante,
sono maledettamente poche le ore
in cui l’anima può diventare cosciente di sé stessa,
in cui tace la vita dei sensi e quella dello spirito
e l’anima sta senza veli davanti allo specchio dei ricordi e della coscienza.”
(Hermann Hesse)

Udire, vedere, toccare… sono le sensazioni primarie che ci mettono in contatto con il mondo.
I primi segnali che attraversano l’uomo nel momento in cui si trova a uscire dal ventre materno e cominciare il faticoso approccio alla vita.

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Parole dette e scritte. Fare critica d’arte o criticare ad arte?

Pubblicato il 23 febbraio 2016 http://vecchiatoart.blogspot.it

Ad un Maestro delle Parole, ad Umberto Eco.

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria.
Chi legge avrà vissuto 5000 anni:
c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…
perché la lettura è un’immortalità all’indietro
(Umberto Eco)

Le parole hanno un peso quando dette, le parole hanno una forma quando pronunciate, le parole sanno alleggerire o ferire a seconda dell’intensità con cui sono proferite.
Le parole, poeticamente sono solo pulviscoli portati dal vento, danzano in controluce come la polvere in una giornata di sole: stancamente si alzano, appoggiano, volano, riprendono a volteggiare e poi spariscono.

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