Pubblicato il 26 giugno 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Dedicato a Betty, consigliera dallo spirito artistico battagliero, sempre presente e preziosa

Cos’è la PROVOCAZIONE? Questo il significato di provocare preso dal vocabolario: “Provocare: Eccitare, spingere, con la parola o con l’azione, a un comportamento aggressivo, offensivo, violento, irritante e ostile allo scopo o con il risultato di suscitare nell’altro una violenta reazione” E in arte? Che cos’è la provocazione in arte? O meglio, cosa si può definire provocante in arte? Ogni epoca ha avuto il suo artista ribelle e provocatorio ed ogni artista la sua epoca per provocare, stupire e far parlare di sé. Spesso ci si sente dire che ormai nel mondo dell’arte contemporanea si è provato e sperimentato un po’ tutto e quindi la meraviglia o il disgusto della sfida dettata dal provocare non fa più nessun effetto e non è di effetto a nessuno.

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Spesso la provocazione ha assunto il significato di uno scopo, quello di invitare a riflettere su temi scottanti o di attualità: morte, sesso, pornografia, pedofilia, scandali. La storia dell’arte ci insegna come rivoluzionari e unici furono ad esempio gli Impressionisti che decretarono un nuovo modo di vedere attraverso un meccanismo scientifico e ancora, risalendo le pieghe del passato, come le figure mascoline e androgine di Michelangelo potessero turbare per la forma la visione degli spettatori cinquecenteschi.

Provocare in arte non significa necessariamente mettere in scena qualcosa che sia disturbante e antipatico, certo, a volte può essere cosi, altre volte invece sono infranti tabù morali e sociali con il solo scopo di far discutere e accendere dibattiti pubblici, di gusto, politici e di qualsivoglia categoria. Artisti che giocano con il corpo, con il sesso, con la nudità sono oramai più che banali: il nudo non fa scandalo, il nudo non è oggetto di polemica, è curiosità e attrazione ma con questo sempre ricco di fascino morboso.

Un quadro come L’origine del mondo di Gustave Courbet fa scandalo ed è ancora spesso censurato per il primo piano di una vulva da cui tutto trae origine. Gustav Klimt rappresentò un orgasmo femminile nel 1901 con la Giuditta I: mai nessuno aveva pensato al piacere della donna e mai nessuno lo aveva rappresentato, i tempi erano maturi per “socializzare” la donna nel mondo attuale così come gli stessi tempi, grazie a Freud, erano pronti a “colpevolizzare” la donna-madre nella sessualità.

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Le serate futuriste di Tommaso Filippo Marinetti & c. furono l’emblema della provocazione del pubblico stimolato, fino ad arrivare alla rissa, attraverso le loro manifestazioni fatte di teatro, arte, musica e spettacolo in cui si prendevano in giro le convenzioni borghesi condite di valori di un’epoca ormai al declino che sarebbe risorta sotto i fumi della Prima Guerra Mondiale. Il Novecento con le Avanguardie dal Cubismo che stravolse tempo e spazio, forme e visioni, al Dadaismo e al Surrealismo dove si prende possesso del sogno, del gioco e dell’arte e Marcel Duchamp diventa il “padre” del concettuale che si sviluppa in vari modi nei suoi “figli d’arte” da Piero Manzoni con la sua Merda d’artista a Maurizio Cattelan: l’oggetto, l’idea, non sono più procedimenti tecnici né lavori reali ma valori estetici che si posizionano attraverso una realtà mentale.

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La Gioconda non è sfregiata da Duchamp “solo perché gli vengono disegnati i baffi” ma per il concetto “di presa in giro” verso la contesta venerazione data dal pubblico ad un’opera d’arte: realtà evanescente come l’aria, come la stessa “Aria di Parigi” che l’autore confeziona e imbottiglia in ampolle di vetro. Una foto di John Lennon nudo avvinghiato alla moglie Yoko Ono è disturbante per il messaggio politico e sociale che lancia.

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Un Jeef Koons che si accoppia animatamente e “animalmente” con la moglie Ilona Staller in arte Cicciolina fa scandalo, come lo furono negli anni Ottanta le foto di Oliviero Toscani per le campagne pubblicitarie di Benetton. Una serie di ragazze tutte uguali, nude o vestite, ferme, fisse e asettiche di Vanessa Beecroft serve a puntare lo sguardo e il dito sui riflettori della moda e della società che ci vuole tutti uguali e omologati. Una scena tra il sabbatico e il dionisiaco insanguinato di colore e carne da macello di Hermann Nitsch viene ancora censurato dal Messico alla recente petizione di 8.500 firme a Palermo perché la sua mostra “non s’ha da fare”.

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Provocatorie tra l’happening e scultura sono le opere del citato Maurizio Cattelan tra bambini impiccati, papi travolti da meteoriti, Hitler inginocchiato fino ad arrivare all’enorme dito medio in Piazza degli Affari a Milano, critica viva all’economia e alla finanza fino a ricordare vecchie dittature con il rimando al saluto romano: al peggio non c’è mai fine. Tutto si è detto e fatto, ancora si dirà e farà, si arriva a provocare da vivi e pure da morti come succede per le opere del “dottor morte”, l’ artista Gunther von Hagens che usa corpi veri e plasitnati di volontari che si sono donati alla scienza dopo il decesso.

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E oggi cos’è la provocazione (o scandalo, scegliete voi…)? Provocazione sono gli ignavi politici di fronte al fenomeno dell’immigrazione; provocazione è la mediocrità al potere, i reality vuoti e svuotati, i libri di cucina al primo posto delle classifiche dei libri più venduti; provocazione sono le false libertà regalate dalle tecnologie che ci rendono schiavi e distanti gli uni dagli altri; provocazione sono i Sentinelli in piedi che manifestano contro la libertà di amare indipendentemente da chi si sceglie di farlo. E se la vera provocazione risiedesse nella banalità? Nella normalità? Sempre se il concetto di “normale” sia quel qualcosa che non disturbi e rechi fastidio, allora? Preferisco provocare, è più normale…