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Scrivania e caffè: ciò che è attorno a noi

Momento di pausa.
Pensieri sparsi in attesa che il caffè sia pronto e dalla moka arrivi il gorgoglio del liquido nero bollente che annunci la sua definitiva preparazione.
Ecco, in questo momento di fermo da studio e scrittura si riordinano immagini e parole: una conversazione lasciata in sospeso su Whatsapp, un like in Facebook o in Instagram, un’istantanea news apparsa sullo schermo, lo sguardo fuori dalla finestra socchiusa da cui entra sole e aria appena tiepida e i pensieri si posano sulla scrivania disordinata e piena di ogni cosa.

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Cambiare e rivoluzionare. Cultura che si fa tempesta

É tempo di dire basta!!! Tempo di arrabbiarsi, di tirare fuori quel rimescolamento che parte dalla base dello stomaco, di urlare con ogni muscolo del corpo, con le tempie che pulsano, con la salivazione a zero, con le mani che tremano.
É tempo di incavolarsi sonoramente anche se si é presi per matti e con visioni distorte, andarte contro al perbenismo e alla cultura di massa. Gridare non solo col fiato, ma anche con l’anima che rimane forse il modo migliore per svegliare i tempi e i momenti, rimanendo mansueti e liberi.
È tempo di Credere nella giustizia, nelle meritocrazie, nell’accoglienza al prossimo, nella salvaguardia delle culture e nella globalizzazione di pensieri, di opere e di lingue.

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5 buoni motivi per smettere di fare arte

Dunque, partendo dal presupposto che la provocazione é dietro l’angolo analizziamo ora 5 buoni motivi per smettere di fare arte, sì, avete letto bene, PER SMETTERE, non un vademecum per i consigli ottimali o per creare lo spazio giusto per farsi conoscere, emergere, far partecipe il pubblico e il mercato della nostra arte, ma proprio per abbandonare il mondo dell’arte.
Procediamo al contrario verificando e tastando il terreno su quale siano i veri cinque motivi per evitare di mettersi in cammino con l’arte.

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Scegliere. Cosa costa farlo

Le scelte non sono mai così semplici, la paura di sbagliare e di trovarsi nelle condizioni tali da provare sulla propria pelle l’errore di ciò che si é scelto é sempre dietro l’angolo.
Sembrerà certo scontato, ma sono molti i quesiti che ci vengono posti tutti i giorni, il quotidiano ci tartassa con le continue domande e ci pone sempre di fronte ad un bivio: scelgo il bianco o il nero? La destra o la sinistra? Faccio bene o male a continuare in questo modo?

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Arte oggi: come hai detto che ti chiami? Fama, umiltà a vent’anni dal 2000.

La fama si accompagna spesso al successo? Essere conosciuti non significa necessariamente essere al centro di tutto, non significa neppure compiere un buon lavoro forse… e allora, ritorniamo al primo pensiero: sicuri che fama e successo coincidano con la qualità delle cose?
La presunzione di essere i migliori, la mancanza di confronto e di umiltà, gli scambi e i dibattiti sono forse le armi più pericolose che possano esplodere nelle mani degli artisti, dei curatori, dei critici e di chi gravita attorno al sistema dell’arte.

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Come riconoscere un’opera d’arte da un oggetto Ikea. Simone Berno vs Marcel Duchamp.

A Simone Berno,
un sognatore che “perde” opere per il mondo

Il gusto per ciò che consideriamo bello o brutto, si sa, è notevolmente cambiato nel corso degli ultimi decenni, complice forse anche la crescente industrializzazione che ha prodotto oggetti seriali e alla portata di tutti tralasciando molto spesso il senso estetico e la ricercatezza fatta di forme e colori che ne possano quindi decretare bellezza e piacevolezza nella possessione di tal prodotto e gioia beata degli occhi e dell’anima.

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Dieci cose che mi aspetto da una mostra

Quando ci si appresta a visitare una mostra d’arte che cosa si pensa o spera di trovare? Già il fatto che si sia motivati a spendere del tempo per vedere una mostra è una cosa buona e giusta! La circolazione delle idee, dei pensieri e della voglia di vedere cose nuove aiuta a far star bene l’anima e scatena la gioia dell’apprendimento e di assaporare cose diverse dal nostro quotidiano.

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Finché c’è un’idea, c’è speranza. Storia della creatività in un mondo di sognatori.

Da dove nasce la creatività? Quali sono le motivazioni che permettono all’uomo di creare e da dove si parte?
Si può sentire il bisogno di plasmare qualcosa perché é un’esigenza primaria oppure, semplicemente, perché si ha il tempo di farlo e si realizza una necessità di esprimere senza bisogno di arrivare a decretare conseguentemente un successo globale.
Molti pensano che la creatività sia un sistema complesso per arrivare ad essere visibili, riconosciuti in un sistema che fa emergere dall’anonimato, ma nel silenzio invece nasce il verbo giusto.
Quindi, anche nella solitudine o in mezzo al rumore del niente si possono trovare gli artisti senza per questo essere etichettati poi come tali, semplicemente non è necessario.

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Dodici secondi di volo. Dai fratelli Wright alla ricerca di obiettivi e sogni.

«La ricerca della verità è possibile soltanto se parliamo chiaramente e semplicemente ed evitiamo tecnicismi e complicazioni non necessari.
Dal mio punto di vista, mirare alla semplicità e alla chiarezza è un dovere morale degli intellettuali:
la mancanza di chiarezza è un peccato e la pretenziosità è un delitto
(Karl Popper)

ricerca
[ri-cér-ca] s.f. (pl. -che)
1 Attività finalizzata a trovare o scoprire qlcu. o qlco.: r. del colpevole di un delitto; essere alla r. di un lavoro; in uso assol., indagine, investigazione, inchiesta: una r. lunga, accurata, infruttuosa.

Questa la definizione di ricerca: “Attività finalizzata a trovare o scoprire qualcuno o qualcosa”, nella descrizione specifica quel “qualcuno” o quel “qualcosa” è il motore di partenza per il fine, ma si può parlare di fine quando si comincia una ricerca? O si tratta solo di un punto di arrivo che segna poi un altro punto di partenza?
La ricerca quando si compie e in qualsiasi campo è sempre faticosa, difficile da gestire e da far passare come divertimento, la ricerca è un lavoro che si compie come atto continuo dettato in primis dalla curiosità e dalla conoscenza.

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E se l’arte fosse una scatola di pastelli? Viaggio tra i sognatori…

L’arte non è una scatola di pastelli colorati, dove tutte le matite sono belle ordinate, nuove e lucide, scartate ex novo dal cellophan che avvolgeva la bella confezione metallica.
L’arte non è una scatola che contiene nuance e sfumature ordinate per gradi e gamma, l’arte non si presenta così pulita e regolare, con i colori tutti della stessa altezza e con la scritta dorata sul dorso.
L’arte non è il colore, non è la forma, non è nemmeno il materiale che ne esce: l’arte è la scatola stessa che serve a contenere tutto ciò e da lì si parte.
L’arte quindi è la scatola? Sì, è il cassetto dei sogni riposti, è forse simile alla crosticina della crema catalana da rompere per assaporare il suo giallo e cremoso contenuto, è il momento in cui si squarcia la parte croccante da quella morbida e si crea l’attesa e si dà libero sfogo al piacere.

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