Pubblicato il 24 marzo 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Nessuno si tatua per diventare più brutto, né per masochismo.
Chiunque si tatua, lo fa per dare a se stesso qualcosa di più: per essere più bello, per sentirsi e apparire più forte, più sexy, per dare sfogo a un dolore, un lutto, una gioia, un amore, per scongiurare una paura, un pericolo o per gioco… Ci si tatua per esprimere i sentimenti più seri e profondi e per quelli più superficiali e frivoli.”
(tratto da “Tattoo” di Luisa Gnecchi Ruscone)

Fenomeno globale omologato, il tattoo ha invaso la quotidianità attraverso giornali, le tv e i mezzi di comunicazione più disparati fino a diventare fenomeno di massa sociale.
Se il segno di appartenenza di “segno sulla pelle” qualifica e distingue ogni essere umano da un altro è diventato ora riconoscimento per ogni persona comune o personaggio pubblico in qualsiasi campo tra moda, sport e cinema.
Il “modo di essere di moda” arriva spesso all’estremismo come nel caso del modello Rick Genest, conosciuto con il nome di Zombie Boy, con il corpo interamente tatuato di disegni che rappresentano l’intero apparato scheletrico e muscolare e che copre la maggior parte della sua corporatura e che lo presenta somigliante ad un cadavere; è diventato cosi famoso da apparire nel video di Lady GagaBorn This Way” e testimonial di famose case quali Vichy e Thierry Mugler.

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Sembrano passati secoli da quando apparve al Festival di Sanremo del 2012 la contestata “farfallina” di Belen Rodriguez, fino ad arrivare al corpo tatuato del “personaggio” di Fabrizio Corona che è stato scandagliato e analizzato dai giornali e dalle tv divenendo un caso mediatico, simbolo di una passata Repubblica con zone di luce e ombra. Per passare poi ai tatuaggi tribali dei calciatori, vere star contemporanee come Zlatan Ibrahimovic o Dani Agger, alle frasi sparse sul corpo di Angelina Jolie
Solo alcuni esempi di celebrità dello star system, che fanno del loro corpo oggetto di critiche e di presentazione al pubblico e che, grazie al tattoo, subisce costanti modifiche di forme espressive e di esibizione che lo rendono unico e differente.

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Nel corso dei secoli si è persa la rappresentazione di significato simbolico dalla funzione protettiva o iniziatica-religiosa a favore di una moda senza rielaborazioni su evocazioni simboliche legate al disegno inciso sulla pelle.
Il tatuaggio è e rimane una forma di espressione, che può piacere o meno ma è una forma di arte comunicativa e racconta la storia e il modo di essere di chi li accompagna.
Il corpo rimane modificato e la traccia indelebile e immodificabile in una trasformazione definitiva della propria struttura fisica così come avviene con il piercing e la nuova moda dell’impiant che utilizza la trasformazione della struttura corporea per mezzo di silicone o impianti metallici infilati sottopelle.
La diffusione tramite internet è servita ad abbattere le distanze e le culture, ha permesso la propagazione dei più disparati disegni e simboli passando dai significati etnci-tribali, a quelli religiosi o decorativi e il corpo è diventato una sorta di tela, un body painting permanente dove l’artista diventa veicolo delle proprie pulsioni a cui dare libero sfogo.
Anche nell’arte si trovano esempi di artisti provocatori come il belga Wim Delvoye che arriva a marchiare di tatuaggi dei suini in una sorta di opere d’arte viventi con evidente disagio e fastidio delle associazioni animali.
La pelle tatuata dei maiali si allontana da qualsiasi dei significati che sistematicamente si dà alla pelle umana tatuata ed è perciò disturbante.
Rabarama che con i suoi corpi ricoperti di simboli, divisi e ricomposti dai puzzle rimettono la visione di un corpo modificato e svelato allo spettatore: un tattoo permanente sulla pelle che tangibilmente si fa opera d’arte.

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È la vera conquista della Pop Art moderna: tutti possono tatuarsi, nessuno escluso indipendentemente dal ceto sociale, culturale e ideologico.
È la moda che detta regole e tendenze e poi? Il rimedio? Semplice!…cancellare e ricominciare tutto magari con la chirurgia estetica che rimedia e a volte migliora.
Diceva Oscar Wilde: “L’uomo può fare a meno di tutto, purché delle cose futili”, tutto resta impresso nella memoria della gente, tutto quello che pensa e che si appresta poi a fare e tutto rimane indelebile come un tattoo sulla pelle…