É tempo di dire basta!!! Tempo di arrabbiarsi, di tirare fuori quel rimescolamento che parte dalla base dello stomaco, di urlare con ogni muscolo del corpo, con le tempie che pulsano, con la salivazione a zero, con le mani che tremano.
É tempo di incavolarsi sonoramente anche se si é presi per matti e con visioni distorte, andarte contro al perbenismo e alla cultura di massa. Gridare non solo col fiato, ma anche con l’anima che rimane forse il modo migliore per svegliare i tempi e i momenti, rimanendo mansueti e liberi.
È tempo di Credere nella giustizia, nelle meritocrazie, nell’accoglienza al prossimo, nella salvaguardia delle culture e nella globalizzazione di pensieri, di opere e di lingue.
Diciamo basta a tutto! Basta alle istituzioni che castrano i giovani, ai preconcetti del vecchio relegati dentro musei e biblioteche, ai sogni spezzati, alla mancanza di innovazione e tecnologia.
É tempo di rivoluzionare le cose, di ascoltare nuovi suoni, di sentire nuova musica, di vedere colori nuovi, di alzarsi di notte, di dormire di giorno, di ribaltare ogni punto di vista, di camminare all’indietro, di respirare sott’acqua e di bere l’aria, di rinnegare e credere nello stesso tempo in Dio e nell’uomo, di vestirsi come si pare e di stare nudi davanti a noi stessi.
Io sono io e voi chi siete?

Ecco, tutto ciò che é stato scritto nelle frasi precedenti può sembrare lo sproloquio di un pazzo esaltato, un innamorato della vita e delle cose, parole di un singolo arrabbiato col mondo, ma voglioso di cose nuove, di realtà senza fine e senza confine.
In verità queste sono parole miscelate proveniente da discorsi, manifesti, scritti di secoli tramandati dagli uomini attraverso i cambiamenti epocali e dalla storia che hanno sentito l’esigenza di trasmettere il loro pensiero ai loro contemporanei e hanno finito poi per segnare così la storia futura.
Parole tratte da il discorso agli ateniesi da parte di Pericle, Gesù che predica sulla montagna, il manifesto Futurista, il Surrealismo, il discorso di John Fitzgerald Kennedy a Berlino, le parole di Martin Luther King, le manifestazioni ai concerti di Woodstock e il Live Aid, il fuoco delle passioni, le pulsioni che portano ai cambiamenti e alla concezione del nuovo che viene acclamato e voluto dallo spirito umano tra ribellione e voglia di esistere.
Sarà che l’uomo porta insita in sé la visione di una “data di scadenza” e la paura del termine, della fine e della mortalità lo affretta a fare oggi quello che non potrà fare domani se fosse immortale.
Il raggiungimento confortevole delle cose porta sempre la paura del cambiamento “si sta così bene, perché rischiare e cambiare?”, perché nella comfort zone arriva la stabilità e l’appiattimento e si lascia che siano altri a indicare la via da seguire, saranno le persone che regoleranno la nostra esistenza e ci diranno cosa mangiare, cosa leggere, cosa guardare, cosa fare, cosa pensare.
La cultura é libertà e non deve e non può mai essere rinchiusa dentro una scatola ad appannaggio di pochi, deve essere libera e usata, maneggiata e passata ad altri, lasciata senza vincoli e con la possibilità di volare ed agire a compiere vere e proprie contaminazioni con altre menti e altri pensieri.

Chissà perché quando la paura economica e materiale avanza subito si pensa di eliminare il superfluo e l’inutile e allora il pensiero arriva dritto alla cultura: fondi dimezzati e risicati, insegnamenti nelle scuole tolti a favore di cose più pratiche, libertà castrate, scambi tra le culture considerate inutili perdite di tempo a favore di un nazionalismo che tenta di salvare la faccia additando colpe verso i più deboli che poco importa siano greci o romani, babilonesi o streghe, ebrei o extracomunitari, messicani o cinesi, una colpa bisogna assolutamente trovarla!
Eppure la musica suona non facendo distinzione di orecchie, l’arte propaga i suoi colori e forme senza per forza scegliere gli occhi da inondare, una parola scritta rimane e si traduce in più lingue e rimane impressa sulla carta, sullo schermo di un pc o di uno smartphone e continua la sua diffusione.
Fa più paura il silenzio che precede la tempesta che la tempesta stessa, quando si arriva a percepire il tuono é già troppo tardi. I manifesti acclamati, le orazioni urlate, i concerti svolti, le immagini lasciate, ecco, tutto ciò che é avvenuto é quello che si é completato con i pensieri in precedenza e con le azioni poi.
Prima di arrivare a vivere la tempesta bisogna avvistarla, sentirla, acuire i sensi e preparale il terreno, la tempesta porta cambiamenti.
É doveroso mai scordare chi siamo, mai dimenticare che senza la cultura e le arti, l’uomo é poco più di niente, é un essere che vive, si nutre e muore, ma la differenza con le altre forme di vita sta proprio nel libero arbitrio, nella capacità di scelta e nella sensibilità legata a tutto ciò che sotto il nome di cultura squarci il cielo dopo la tempesta per far ritornare a rivedere “il sole e le altre stelle”.