Dunque, partendo dal presupposto che la provocazione é dietro l’angolo analizziamo ora 5 buoni motivi per smettere di fare arte, sì, avete letto bene, PER SMETTERE, non un vademecum per i consigli ottimali o per creare lo spazio giusto per farsi conoscere, emergere, far partecipe il pubblico e il mercato della nostra arte, ma proprio per abbandonare il mondo dell’arte.
Procediamo al contrario verificando e tastando il terreno su quale siano i veri cinque motivi per evitare di mettersi in cammino con l’arte.

1 – Il tempo.
Tempus fugit” dicevano i latini, come dar torto alla saggezza passata? Il tempo vola, se ne va “di doman non v’é certezza” decantava Lorenzo il Magnifico, perché si dovrebbe perdere tempo a fare l’artista, a farsi conoscere, a creare un terreno che dai più non verrà capito e apprezzato?
Non sarebbe meglio passare il tempo a far shopping, smettere di sacrificare le feste e i week end per passarli invece insieme ad amici e famiglia, andare al mare o in montagna, cenare in qualche buon ristorante, prendersi cura di sé invece che puzzare di vernici e avere le unghie col colore incastrato e le mani rovinate? Oppure, per chi scrive, avere costantemente il callo sul dito medio e le strisciate di inchiostro sul palmo della mano o sul polsino della camicia?
Il tempo, una volta passato, non ritorna!

2 – I soldi.
Quanto denaro risparmiato nel corso di un anno! Ci avete mai pensato? Solo di materiale quali colori, pennelli, tele, matite, gomme, fogli, luce, acqua, magari poi costantemente al freddo o bruciati dal caldo in posti dove non é possibile avere una buona areazione e riscaldamento. E poi, le mostre da andare a vedere, le fiere, i viaggi che si fanno, i pasti fuori casa per conoscere artisti, galleristi, critici, libri e riviste che si acquistano per essere aggiornati.
Quanto verrà a costare tutto questo in un anno? 1000€?10000€? Di sicuro quanti soldi risparmiati per comprare magari un cappotto nuovo, concedersi una gita al mare, pagare la rata del mutuo o semplicemente avere una sicurezza in più sul conto bancario.

3 – Lo spazio.
Un garage o una stanza in più casa sono sempre un valore aggiunto in un’abitazione, ma per un creativo il garage o una stanza diventano il sacrificio collettivo della famiglia: l’auto sempre fuori, la casa sacrificata, tutto riempito di odori e materiali vari, sobbarcati di progetti, carta, libri e riviste che ammazzano qualsiasi voglia di trasloco futuro “eh devo vedere se trovo uno spazio in più, sai mi serve, ho tanti libri/sono un artista”.
Più che mai si può dire che lo spazio é vitale, anzi è vita!

4 – Mostrarsi.
Farsi notare, farsi vedere, mettere in mostra le proprie creazioni, creare rete di contatti, cominciare tutta una serie di atti burocratici che prevedono domande alle istituzioni, spazi espositivi, sede adeguate, spendere tempo e denaro per pubblicità, visibilità, tracciabilità.
Trovare poi chi crede nel tuo lavoro ed é disposto a metterci tempo e professionalità senza incappare in ciarlatani o approfittatori, non dimentichiamo poi le pubblicazioni e gli scritti che accompagnano la divulgazione.
Nell’era dei social network poi é ormai necessario agire con gli strumenti che permettono la diffusione di idee e immagini e gli stessi social servono a creare nuovi contatti e visualizzazioni.
Ancora una volta la fatica, questa volta fatica mediatica, il tutto a favore di chi decide di mostrare e mostrarsi tra voglia di emozioni e creazione.

5 – Che lavoro hai detto che fai?
Frustrante poi cercare di vivere della propria arte! Un cuoco, un calzolaio, un vasaio per esempio magari lo fanno e ci riescono, vivono attraverso il loro lavoro e la loro forma d’arte, ma l’abilità artigianale e tecnica non é da confondere con l’arte stessa dove é richiesta capacità sia tecnica, sia inventiva, ricerca, conoscenza e oltre alla sensibilità una buona dose di impegno e genialità.
L’artista non é un artigiano, il confine é labile e spesso confuso.
Ci si ritrova a sopravvivere in un mondo che chiede più realtà che sogni e quindi si é costretti a vivere attraverso un lavoro non gratificante e pienamente sentito in cambio di denaro che aiuta al sussistenza e la realizzazione dei sogni e di arte, magra consolazione sapere che tutto si relega ad una sorta di hobby: “ah fai l’artista/musicista/scrittore, bello! E di lavoro che fai?”.

Visiti i presupposti dei sopracitati cinque elementi a questo punto sarebbe davvero superfluo chiedere se valga la pena fare gli artisti visto che il tempo manca sempre, lo spazio per creare é sempre risicato e non riconosciuto, considerando poi che fare l’artista é comunque un dispendio di soldi, ed é difficile emergere e farsi conoscere arrivando poi ad abbandonare il tutto a favore della routine e del quotidiano con un lavoro che arriva a portar (forse) la pensione.
Perché allora ci sono gli artisti, perché i musicisti suonano e gli scrittori scrivono? Forse per lo stesso motivo per cui é necessario respirare l’aria e bere l’acqua, perché senza si muore! É impensabile nonostante le difficoltà che non si arrivi a creare, é un’esigenza che pulsa e batte insieme al sangue che scorre nelle vene, é un atto unico, irripetibile.
Sarà faticoso, umiliante, degradante, toglie luce e tempi, mancheranno gli spazi, si chiuderanno porte, ma si spalancheranno finestre, perché da qualche parte l’aria e l’arte dovranno pur scattare ed entrare.
Forse i motivi per fare gli artisti sono più dei cinque motivi per cui non farlo, quindi? Si crea, si fa, si prosegue, sempre.