Pubblicato il 14 aprile 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Moda e Arte: due realtà nella vita quotidiana che si rincorrono, si studiano e si suggestionano a vicenda.
Arte e Moda: un rapporto amoroso dove le due si fiutano e si osservano, in una sorta di corteggiamento che negli ultimi decenni sembra aver trovato una relazione stabile e bidirezionale.
Cinema, letteratura, cultura e soprattutto l’arte figurativa rispondono a queste esigenze e le grandi case di moda cercano di perseguire l’obiettivo nel risultato finale.
Scorrendo le immagini di un’ipotetica storia del costume le contaminazioni tra arte e moda si fanno molteplici abbattendo confini e spazi; dal fascino prodotto dal mondo orientale con le “cineserie” e il “giapponesismi”, fino ad arrivare a relazioni etnico-esotiche di provenienza africana o dai colori della Polinesia, con segnali di gusto primitivo fino al tattoo.
Con le avanguardie storiche l’uomo prende possesso della sua identità: Futurismo, Costruttivismo russo-sovietico, Dadaismo, Cubismo, Surrealismo sono le correnti che aprono verso un nuovo mondo e la moda che cambia diventa la sperimentazione ideale per gli artisti che di essa si servono per “vestire” le loro idee.
Con la nascita del Futurismo nel 1909, Filippo Tommaso Marinetti, è il primo intellettuale che evita di compatire “le insostenibili leggerezze della moda” indicando nella moda, che cambia continuamente, come elemento comportamentale ideale per gli artisti che vogliono guardare avanti.
In seguito negli anni Sessanta la moda lascia lo spazio ad Andy Warhol e alla Pop Art con i colori da fumetto e la mercificazione di massa, il salto poi è breve nel decenni successivi: dalla Optical Art con stampe geometriche e psichedeliche, fino ad arrivare ai colori accesi in forme pseudo kitsch di Jeff Koons e al Neo Pop fatto di smile, fiori e cuori sorridenti, stile Agatha Ruiz de la Prada.

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Significativa è l’esperienza affrontata negli anni Cinquanta al Black Mountain College della North Carolina da artisti come Robert Rauschenberg (pittore-fotografo), John Cage (compositore) e Merce Cunningham (ballerino-coreografo) sperimentano l’ibridazione tra le arti: è la nascita del primo happening.
Oggi queste realtà sono diventate quasi comuni osando proseguire poi con la sperimentazione e nuove tecnologie: proliferano performance, installazioni, sfilate, eventi dove la fusione tra arte, moda e tecnologia.

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Nel 1917 Fortunato Depero aveva abbozzato l’idea di possibili costumi elettrici, nel 1956 Atsuko Tanaka, membro del gruppo Gutai, espone il suo primo vestito elettrico, mentre Jana Sterbak, nel 1984, presenta il suo abito elettrico La Robe, l’idea futurista pensata anni addietro sembra aver preso corpo solo successivamente.
È l’era della tecnologia che si affaccia verso la fine del Novecento e prolifera nei primi decenni del Duemila: macchine fotografiche digitali, videocamere, social network, computer, iPhone, iPad, app, twitter sostituiscono la matita e il pennello dell’artista e dello stilista, tecnologie che sono diventate di uso comune e protesi sensoriali, si parla non più di “segno” ma di formati digitali, di pixel e jpeg, di condivisione e tag di scambio, tutti interconnessi, tutti nella stessa rete globale.
Led e EL wire (electroluminescent wire), diventato strumenti di tecnologia diffusa tra i fashion designer come Mary Huang per Rhyme & Reason, Vega Wang, Gareth Pugh, Moritz Waldemeyer, Hussein Chalayan.

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Francesca Rosella e Ryan Genz per Cutecircuit hanno prodotto vestiti come il Galaxy dress, costituito da 24.000 led ultrapiatti, e hanno creato mise per star come Katy Perry, Nicole Scherzinger, U2 e i Black Eyed Peas.
L’arte è cambiata nel corso del tempo, mutata grazie alla contemporaneità dell’uomo, alle scoperte e alle meraviglie tecnologiche e la moda si aggrega in questa danza del tempo lontana ormai da classificazioni ed etichette.
Ciò che è di moda è arte, ciò che è arte è di moda…dowloand!

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