Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare:
si rischia di condannarsi all’infelicità.”
(Fahrenheit 451 Ray Bradbury)

Si fa fatica a pensare ad un mondo in bianco e nero, nonostante la gamma dei grigi di mezzo che ne danno ricche sfumature sempre bianco e nero rimane, tornano alla memoria l’eleganza di certe immagini, la bellezza di vecchi album fotografici dei nonni in posa col vestito da festa intenti a guardare seri l’obiettivo, film del passato dall’audio costantemente ricco di fruscio di sottofondo e poi ancora vecchi documentari che filmano le due guerre mondiali, impensabile pensare al passato senza coinvolgere il bianco e nero.
Quindi il tempo che è trascorso e che non ritorna, la memoria, è in bianco e nero? Allora il presente è a colori?
Il colore invade costantemente la nostra vita e la quotidianità dalle graduate luci degli smartphone alla mattina, alle accese cromie che ci accompagnano a scuola o al lavoro in un percorso fatto di cartelloni pubblicitari, mezzi pubblici sgargianti, movimento di immagini continue accompagnate da slogan.
Già, gli slogan, la réclame… lo slogan che più mi torna in mente ora è “che mondo sarebbe senza Nutella?”, senza quindi poter tuffare il cucchiaio da minestra (sfido chiunque a non averlo fatto almeno una volta nella vita!) nella crema alla nocciola più famosa del mondo, lasciare che la bocca e le papille gustative poi esplodano al piacere della cucchiata immersiva e poi avanti di gusto e soddisfazione.
Eppure, usando e modificando lo slogan della Nutella, “che mondo sarebbe senza colori?”, già, che mondo sarebbe?
In un mondo che continua a seguire le mode per renderci tutti uguali è così difficile uscire fuori dal coro, stereotipati con le stesse scarpe, gli stessi vestiti, con i colori che “vanno di moda” quest’anno, il panorama che ci si presenta è una fotografia di omologati esseri umani uguali a se stessi gli uni agli altri, è questa la globalizzazione? Appiattire tutti per rendere tutto più consonamente simile ad un altro essere umano?
Chi ci salverà? Chi sarà mai il nostro cucchiaio di Nutella? Ognuno trova il rifugio più coccolosamente consono alle proprie esigenze: la musica, la lettura, il cinema, l’arte o il silenzio.
Sono questi anni di appiattimento culturale, frasi dette e ripetute spesso dai sociologi e dai mass media, troppi social network in corso d’opera, l’era della comunicazione rende, al contrario, incomunicabilità a bizzeffe!
Eppure l’esigenza di un mondo fatto di colori c’è ancora: la creatività non è inglobabile in una moda che soffoca le esigenze, un personaggio di un libro è immaginato diverso da chi lo legge, una canzone si lega a momenti differenti, l’arte provoca sensazioni inimmaginabili e ne siamo circondati nonostante sia protetta e rinchiusa in musei, gallerie, fondazioni.
L’arte esce di prepotenza dai contenitori istituzionali: la si trova sui muri graffiati della città con la street art, proiettata con i video che dilagano nella rete internet, condivisa nei vari social, modificata, maltrattata, amata, sottovalutata e a volte sopravalutata, organizzata in circoli privati, in mostre formalizzate o private, chiusa nelle mura di casa, urlata negli spazi dimenticati perché il colore dell’arte dilaga e non si può fermare.
È questo il nostro mondo di colori, l’uomo non ferma la sua fantasia e genialità, anche quando questa è rinchiusa e proibita: in “Fahrenheit 451“, scritto da Ray Bradbury, l’uomo tramanda a memoria la lettura dei libri proibiti per dimostrare che comunque una soluzione c’è sempre anche quando è impedito e rinchiuso il potere dell’immaginazione.
Un cucchiaio di fiducia, di colore, di Nutella e se quest’anno va di moda il verde io sto bene con la mia t-shirt nera, tutto passa, il tempo migliora o peggiora le cose, la cultura non tramonta, esce dalle sponde di chi la vuole solo inquadrare perché il bisogno di comunicare, di sognare e di segnare il nostro tempo con i colori di sempre è proporzionalmente infinito nei tempi, anche quando l’immaginazione si pensa sia solo in bianco e nero in realtà nasconde nuance e colori pronti ad esplodere.