Pubblicato il 28 febbraio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Nella storia dell’arte contemporanea capita di ritrovarsi davanti ad opere d’arte che non si sa da che parte guardare né come classificare… sono pitture? Sculture? Installazioni? Performance? Non si sa davvero cosa e come inquadrare certe produzioni d’artista, ma forse non è neppure necessario dare un’etichetta alle cose perché spesso sono solo il prodotto di un’esigenza e di una sfrenata voglia creativa.
Bisogna comunque essere obiettivi con se stessi e con la produzione che compare poi, molte in realtà sono solo ciofeche e cose mal riuscite spacciate per opere d’arte, magari criticate, catalogate e vendute come tali presso poi una galleria d’arte.
La qualità si paga e si pretende poi che allo stesso prezzo ci sia il rispetto per il valore di ciò che si vende e di ciò che si compra.
Affidarsi ai professionisti che sanno guidare, giudicare e portare avanti con competenza e serietà è una delle prime cose che si deve cercare e guardare. Diffidare sempre di coloro che promettono cifre esorbitanti di guadagno o mostre internazionali che alla fine risultano solo piccole esposizioni: meglio una mostra seria e curata che un fuoco fatuo, meglio un’esposizione di visibile qualità che di massa numerica.
Nel mondo dell’arte sono importanti sia la valorizzazione degli artisti storici che le giovani generazioni sulle quali puntare e far crescere.
Il compito di un gallerista, di un critico, di un curatore è di consigliare e portare una voce dettata dall’esperienza senza mai imporre o snaturare la creatività e la genialità dell’artista.
Chi applaude ad ogni respiro del creativo nasconde solo parvenza di falsità e mere illusioni per chi casca nella rete.
Confrontarsi fra artisti, aprire nuove conoscenze e possibilità di scambio è la prima azione per creare una rete di condivisioni e collaborazioni. Ecco perché è così importante dedicarsi allo studio, visitare mostre, comparare il proprio lavoro con quello degli altri e soprattutto imparare ad ascoltare chi può dare un consiglio sincero.
L’esperienza e gli errori insegnano, si sbaglia, si commettono pecche e passi falsi, ma anche cadere è utile per evitare ostacoli e impicci la volta successiva.
Si commettono errori valutativi ovviamente, ma errare humanum est e pentirsi degli errori poi capita ed è sempre un buon segno di crescita, purtroppo non si possono sparare sempre le cartucce buone e sperare che vadano tutte a buon fine.
Gli abbagli e le cantonate le prendono tutti: un artista che rifiuta un lavoro, un gallerista che non vede la potenzialità di un giovane che può crescere e dimostrare cose nuove, un critico che scrive e presenta le opere di chi poi dopo poco più di sei mesi sparirà, un museo che si lascia lusingare dall’acquisto dell’ennesimo pezzo storico sbagliando in pieno…
Le casistiche sono tante, tutti sbagliano, anche chi dice: “Io no, non sbaglio!“, ecco il primo errore è stato fatto, si pecca di ingenuità e supponenza.
Chi non si rende conto degli errori che si fanno, non si rende conto anche delle opportunità e occasioni che vengono offerte, si può essere ciechi per troppo buio, ma anche per troppa luce.
Purtroppo l’azzardo e l’incoscienza a volte sono le uniche carte da giocare, un rischio che si corre quando si punta e non sempre e solo la fortuna serve, ciò di cui si necessita è anche l’esperienza, lo studio, la capacità di collegamento sia con la storia, sia con il presente per carpire prima degli altri il futuro che verrà.
Perseverare, confrontarsi, studiare, questo è il segreto che aiuta a far si che sbagliare non sia la parte peggiore di chi affronta un mondo creativo di creativi.
Impossibile non errare, possibile a volte rimediare anche quando si crede che non si possa far a meno, ecco allora che arriva la seconda opportunità, per non cadere in fallo ancora una volta, ma per dimostrare che non c’è bisogno di un’etichetta per capire se ciò che si guarda poi sia una pittura, una scultura, un’installazione o una performance, ma semplicemente un prodotto emozionale, un’opera d’arte.
Ciò che conta è rammentare che la prima causa d’errore e di rifiuto è dettata da noi, quindi, prima di affidarsi al caso o a mani inesperte è necessario valutarsi prima di farsi valutare…