Pubblicato il 19 giugno 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Fissare un attimo, cogliere l’istante sulla tela e trasferirlo perché rimanga vivo ricordo ai posteri. Questo lo spirito moderno del mondo degli Impressionisti che cercavano di bloccare la visione per mezzo di colori e forme creando un’istantanea di vita sul quadro. Nati in concomitanza con la fotografia, in fase ancora sperimentale, e che faticava ad essere accettata, il filtro sembrava allora essere proprio l’arte: fermare i momenti e trasferirli su un supporto dopo paziente lavoro creando cosi aspettativa e attesa per il prodotto finale.
La stessa cosa ha fatto la fotografia ai suoi albori con le interminabili pose e lunghe esposizioni rivelando però la realtà senza filtri e condita dai suoi difetti di luce, di forma e di struttura: una foto non mente, siamo noi che trasferiamo il nostro io al suo supporto e si documentano cosi un avvenimento o una semplice esigenza di possedere un pensiero.

1880-81 Le déjeuner des canotiers
Nel corso dei decenni la fotografia è stata il motivo per cui documentare un fatto è diventato una sorta di esigenza per fissare e ricordare persone, animali, luoghi, in una sola parola: ricordi.
Gli ultimi anni hanno visto lo sviluppo tecnologico della visione fare passi da gigante: dalle macchinette digitali agli smartphone, ai tablet, fissare l’immagine è diventata esigenza a portata di mano, a portata di click.
L’immediatezza del risultato ha predisposto però la perdita del gusto dell’attesa, quanti ricordano le foto delle vacanze dove il rituale prevedeva l’acquisto del rullino prima e del costo della stampa poi? L’idea di non poter vedere subito il risultato finale creava quell’aspettativa per poter ritrovare in un secondo momento le immagini fissate sulla pellicola, chissà com’era venuto il paesaggio fotografato o la foto di gruppo…

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Insito nelle foto scattate il rischio di essere “usciti male”, magari con gli occhi chiusi, la foto mossa o sovraesposta alla luce, senza possibilità di rimediare o di sapere subito per poterne scattare un’altra come avviene invece ora con le foto fatte in digitale: cancellato il rischio e uccisa l’attesa, ecco il risultato, il tutto a costo zero.
Nel mondo globale dei social e delle condivisioni perenne si è persa la qualità sia della fotografia postata che del soggetto: quanti di noi fotografano il piatto del cibo al ristorante adesso? Chi avrebbe mai sprecato una foto di un rullino anni addietro per fotografare un piatto di pasta? Nessuno! E i numerosi selfie per immortalare noi stessi in pose ridicole davanti (o dietro) fatti e persone? Troppe immagini, troppe foto, troppa mediocrità e poca qualità e nel marasma si perde la vera grande bellezza che una foto può suggestionare e dare.
Nell’etere e nei vari bit e click di questo mondo social e virtuale si è perso un rito che era quasi la norma del “dopo vacanze”: le serate tra amici e parenti a vedere le foto delle ferie, un pretesto per stare insieme e sentire raccontare fatti e aneddoti conditi di racconti ed episodi che rivivono con le immagini che scorrono, spesso i più “fortunati” dovevano sorbirsi pure le diapositive al buio con il rischio di addormentarsi nel vedere realtà distanti da commentare con il sorriso sulle labbra. Questo però era socializzare! Questo era stare insieme! Questo era vivere in società! Ora? Basta cliccare su qualsiasi dispositivo e le immagini si caricano nelle varie bacheche di Instangram, Facebook, Twitter e simili.

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Forse tutta la frenesia del mondo contemporaneo abbatte si le distanze ma ne crea altre, ognuno curvo e silente tra i proprio smartphone non parla che con un mondo virtuale e il pretesto del diario delle vacanze con tanto di foto si perde, tanto ho già visto sulla tua bacheca dove sei stato e con chi…
Che fine ha fatto l’appagante noia del vedere le foto delle vacanze con gli amici, spesso sinonimo di una serata in compagnia, di una cena insieme, del sano tempo prezioso e trascorso che non è mai buttato quando è condiviso?
Importante è che tutti vedano dove e con chi sono stato, che si mettano i propri “mi piace” e qualche commento e tutto finisce lì, altre foto dimenticheranno le mie e tutto si perde nel calderone virtuale per una sorta di sovraesposizione totale con il rischio che non comunichi nulla di più che uno sterile immagine vuota, senza nessun significato o spiegazione di sorta.
Peggio dell’indifferenza fotografica virtuale penso ci siano gli auguri di buon compleanno o di buone feste che arrivano come un copia e incolla via sms, via WhatsApp e Facebook.
Si perde l’ammirazione e il gusto visivo del vedere, il piacere del confronto e del commento si dipana e soprattutto anche il piacere di stare insieme, di annoiarsi, di ridere, di ritrovarsi…
Un augurio per le vostre foto estive: pubblicatele e diffondetele ma che siano esse stesse poi la scusa per ritrovare i ricordi delle vacanze con le persone che amate.

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