Pubblicato il 29 luglio 2016 in http://vecchiatoart.blogspot.it

“Un’opera non è di un autore e neppure la vita lo è”
(Carmelo Bene)

Difficile piacere a tutti e trovare per tutti la stessa cosa che piaccia, difficile accontentare le persone e mettere tutti d’accordo.
Per chi si occupa di arte, per chi la fa, la vive e ne fa sua professione diventa ancora più impegnativo arrivare a colpire anima ed emozione dello spettatore.
Diatribe secolari tra gli artisti e i loro estimatori si snodano nella notte dei tempi: cosa preferire tra una pittura e una scultura? Chi si forgia del titolo di “artista”? Quale valore dare all’opera d’arte?
Domande aperte che forse non troveranno mai una risposta certa, o meglio, non troveranno mai una sola e univoca risposta, la molteplicità dei pensieri è pari alla molteplicità delle emozioni che si provano.
Ci sarà sempre un estimatore dell’opera e del soggetto artistico come, in maniera inevitabile di controparte, colui che invece denigra e disprezza.
Fermo restando che un’opera può piacere o meno non si condanni poi ciò che non piace e non si esalti solo ciò che ci aggrada, l’equilibrio nelle scelte porta sempre al cammino più corretto e a porsi domande su cosa e su come sia stato effettuato il percorso che ha poi portato alla nascita di un determinato linguaggio artistico.
Nelle città odierne vige da tempo la ricerca per il mondo contemporaneo storicizzato e si riempiono spazi privati e pubblici di collezioni e mostre dedicate ad autori e alle loro produzioni, spesso sono formule collettive o, al contrario, testimonianze personali con cose minori riguardanti schizzi, bozze, grafiche e disegni, piccole opere.
Ecco allora che si assiste ad un pullulare di esposizioni dedicate a Pablo Picasso, Salvador Dalì, Giorgio de Chirico, solo per citare gli artisti che sono maggiormente battuti, tralasciando le onnipresenti mostre dedicate a qualche figura storica di cui si ripropone l’ennesima retrospettiva come Caravaggio, Frida Kahlo, Marc Chagall, Wassily Kandinsky o agli intramontabili percorsi degli impressionisti che sono il biglietto da visita più sicuro per il richiamo popolare.
Sono artisti e movimenti che hanno cambiato la storia dell’arte e hanno aiutato a costruirla e diffonderla, vedere il lavoro anche un punto di vista creativo dove si trovano disegni e schizzi preparatori, è senza dubbio interessante e permette di valutare e scoprire il processo creativo prima del lavoro finito.
Il discorso vale anche per le grandi mostre complete di scritti, lettere e ogni pezzo di vita di un artista in cui non si lascia nulla al caso e la mostra diventa un evento storico da non mancare.
Così come è di notevole interesse continuare gli studi, esporre e vedere le opere con l’ennesima mostra per porre l’accento su quel gruppo di artisti parigini che nel 1874 riuscirono a cambiare il corso della storia dell’arte affrontando la pittura all’aria aperta e circondandosi di “impressioni” fissate sulla tela.
Ma tutto questo lungo discorso descritto non è arte, o meglio, non è solo questa l’arte, non è il solo modo di fare arte!
Non si pensi che una volta creata e organizzata la mostra, magari itinerante, il ruolo critico e storico si fermi lì, tutt’altro! Si mettono le basi per strutturare una palese attenzione verso il mondo artistico ma l’arte non è solo il passato visto e rivisito, occuparsi di arte non significa organizzare esclusivamente eventi di richiamo. L’arte è ricerca, è passione, è prendersi la responsabilità di rischiare con cose nuove e balzare avanti nelle visioni, l’arte è anche dare voce agli entusiasmi che possono piacere o provocare, l’arte è anche pubblicare, parlare, scrivere.
Rivedere il tempo trascorso nei secoli precedenti aiuta a capire il presente e a valutare i passi che si sono compiuti negli anni successivi, ma non scordando mai il tempo in cui si vive.
L’arte contemporanea è fatta di cose belle e brutte, di provocazioni, di situazioni e sviluppi che fanno abbattere il concetto di “opera artistica” relegato ai canonici termini di pittura e scultura, è un calderone di cose che si sommano insieme ai video, alle nuove tecnologie, alle performance e, soprattutto, alla voglia di portare in prima linea la creatività e la passione fatta per la comunicazione in quanto atto di posizione per cercare di mettere l’accento nel mondo artistico e non solo.
Quindi, lo spazio che si dà alla cultura passata è giusto che conviva e dialoghi con le nuove generazioni e gli artisti emergenti incentivando spazi e luoghi dove potersi esprimere, perché, in fondo, il domani sarà il passato dell’oggi.