Pubblicato il 3 marzo 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

A Francesca Cavallin che ha dedicato vita e amore ad Ishtar

” Ed egli stenderà la mano verso il Nord, e distruggerà l’Assiria.
E farà di Ninive una distesa desolata, una regione arida come il deserto”
(Sofonia, 2: 13)

Ishtar, è l’antico nome della Dea assiro-babilonese dell’amore e della guerra, veniva chiamata anche con uno dei suoi nomi babilonesi: Nina, da qui il nome di Ninive, “sede di Nina”.
Ninive era una delle città più belle e importanti della Mesopotamia del re Assurbanipal, una culla della storia e della civiltà dell’uomo, ricca ancora oggi di reperti che risalgono a centinaia di anni prima della venuta di Cristo.
Una città piena di tesori dal valore incalcolabile, inestimabile: come si possono quantificare millenni di storia? Eppure oggi, nel 2015, nell’epoca del digitale e della globalizzazione, degli idiomi che si abbattono e della comunicazione sociale e visiva, dopo traversie storiche e di tempi che hanno preservato questi capolavori, lo scempio si compie: l’ira iconoclasta dei wahabiti dell’ISIS si è letteralmente accanita con spietata crudeltà con martelli e trapani distruggendo bassorilievi e statue all’interno del museo di Mosul.
Nella Bibbia Ninive viene ricordata come città sanguinaria, oggi però non siamo di fronte a sangue e massacri, ma la città è impotente e soccombe sotto l’orda di pazzi ottusi che, in nome di Allah distruggono la storia dell’umanità. Non esistono scusanti o giustificazioni appropriate per cui degli stupidi esseri umani si lancino nell’impresa della devastazione di questo patrimonio archeologico.
Fanatici religiosi (come se di religione ce ne fosse ancora bisogno per spiegare le devastazioni compiute nei secoli in nome di un credo…) che infieriscono senza sorta e pentimento contro l’arte, la civiltà e il valore storico.

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Fanatici! Esaltati che ripercorrono le strade della storia per massacrare il passato e annullarlo.
Fanatici! Come la scempio perpetuato dagli studenti del Corano quando distrussero i giganteschi Buddha di Bamiyan, in Afghanistan, con la dinamite.
Fanatici! Gli stessi che hanno dato alle fiamme le biblioteche e la cinta muraria di Ninive e fatto saltare la tomba di Giona.
La modernità dell’impresa, cominciata il 29 gennaio 2015, viene registrata e pubblicata in rete solo adesso dall’efficiente ufficio stampa dell’ISIS che, attraverso un video che mostra l’opera compiuta, sfoggia “l’azione” intrapresa sottolineata con un montaggio ad hoc fatto di efficaci rallenty e musiche ad effetto.
L’uomo che si fa portavoce nel video sottolinea: “Il nostro profeta ci ha ordinato di rimuovere queste statue. Le opere d’arte che sono dietro di me sono idoli e dei costruiti al posto di Allah da persone che vissero centinaia di anni fa“.
Perché tutto questo? Perché secondo la dottrina fondamentalista sunnita, qualsiasi riproduzione di esseri umani o animali, specie se vengono raffigurati gli dei, deve essere vietata.
Ah ok! Adesso è tutto chiaro… ecco perché nel video tra le statue millenarie distrutte, spicca quella di un toro alato, che rappresenta l’antica divinità mesopotamica di Nergal.
Il mio pensiero va all’ISIS che controlla le quattro città più antiche dell’Iraq: Assur, Dur Sharrukin, Nimrud e Ninive e che, in periodi storici diversi, furono capitali dell’impero Assiro ma presto tutto questo potrebbe essere dimenticato e saltare in aria attraverso altri danneggiamenti irreparabili.
Quindi, secondo Dio, se distruggo il passato a favore di un becero presente compio la sua volontà? Forse qualcosa mi sfugge… ma si sa io mi occupo di arte non di religione.