Pubblicato il 7 febbraio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

La noia. È un elemento che si associa spesso a corollario di certe presentazioni e vernissage di mostre o eventi a cui ci si ritrova quando si è invitati o si finisce nel calderone del non-dovevo-neppure-essere-qui-invece-ci sono.
Tant’è! Non si scappa e ci si scopre quindi dentro ad un sistema che fagocita il nostro tempo e le ore seguenti, a volte poi il risultato della serata è anche divertente e magari si conclude pure qualcosa e si discute maniera piacevole di un evento al quale manco si voleva partecipare.
Inutile nascondere comunque la noia che pervade la presentazione: sbrodolamenti di partito quando sono presenti cariche istituzionali, egocentrismo curatoriale, centralismo artistico, deprezzamento pubblico…
Tutto molto interessante…
Un intero un sistema noioso che salta fuori quando si ascolta e ci si trova dall’altra parte a vivere come spettatori il “sistema dell’arte”. Non c’è cosa peggiore che dare troppa importanza a sé e al lavoro che si propone dimenticando invece artista e opere a favore di un applauso in più da ricevere, non sempre le parole vanno a braccetto con le intenzioni e si finisce per annoiare le persone e creare divari tra ciò che si vede e ciò che si propone.
Il rischio è dietro l’angolo quando ci si accorge della noia che possiede i partecipanti: sbagli, occhi lucidi e roteanti che faticano a restar aperti, teste che annuiscono incessantemente con ritmo cadenzato che sembrano staccarsi dal collo, controlli rapidi e furtivi ad orologi e cellulari, colpi di tosse, improvvise uscite dalle fila per raggiungere la porta d’uscita…aiuto!
La noia la fa da padrona e tanto vale lasciarsi andare ad essa e lasciarsi cullare, ormai poco si farà per risollevare le sorti, la serata va cosi.
Tutto molto interessante…
Alla fine, tutto poco convincente. Già, pararsi la faccia dicendo “lasciamo che sia l’arte e l’artista a parlare al pubblico” produce l’effetto contrario alla noia: una caduta verso il ridicolo, si preferisce che la gente rida di te o con te?
Non si capisce fino a che punto si possa arrivare a provocarsi dolore oltre che noia, strabordare ed esagerare porta solo ad aggiungere alla seccatura indicata qualche danno in più.
Tutto molto interessante…
In un mondo contemporaneo fatto già di caos assoluto perché riempire il riempibile? Prolissi relatori, sale esageratamente piene di opere e informazioni didascaliche o, al contrario, vuoti spazi e vuoti pannelli informativi, è possibile trovare il giusto nel mezzo.
Spesso per essere tacciati di “modernismo” (nel senso di “essere o fare i moderni”) si creano veri pasticci culturali, patacche senza suono, visioni orripilanti e incomprensibilmente inutili accozzaglie di opere, il senso di non-ho-capito-il-perché si respira in molti musei o esposizioni, specie se a farla da padrone sono collezioni di cotanta importanza che si devono mettere alla visione del pubblico.
Statue classiche vicine a moderne interpretazioni di autori informali, affascinanti ritratti muliebri ottocenteschi con accanto video installazioni.
Tutto molto interessante…
Ok. Fermiamoci un attimo e ci si ponga una semplice domanda: perché?
Si, perché? A quale scopo? Con quale logica? Storica, emotiva, culturale, didascalica?
Una motivazione ci deve essere altrimenti l’insieme produce un groviglio di lavori antichi e moderni disposti senza un’elegante conoscenza, senza un significato che possa condurre alla scoperta di ciò che si vede.
Un museo, una galleria o un’esposizione non è il salotto buono della nonna dove convivono pezzi d’arte importante e i lavoretti con la pasta e le mollette da bucato dei nipoti e ai quali ad entrambi (forse) si dà carico e significato emotivo.
Il rischio poi altrimenti rimane solo uno sennò: la noia, appunto.
Se ci si annoia l’arte diventa tutto tranne che “molto interessante…”