Pubblicato il 16 febbraio 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.ii

Tre giovani ragazzi che si fanno chiamare Il Volo hanno vinto Sanremo con la canzone dal titolo più che scontato “Grande amore“, un miscuglio creato ad hoc infarcito dal trionfo dei buoni sentimenti, con le voci ricercate in stile baritonale misto tra Claudio Villa e Andrea Bocelli, per finire nel cliché delle mamme italiane commosse davanti allo schermo a sentire un testo cantato con passione pieno di ovvietà…
Si chiamano Il Volo ma non spiccano neppure il salto che ci si aspetta e ancora una volta perdiamo l’aereo col resto del mondo come a suo tempo si è persa la compagnia bandiera, povera (Al)Italia…
Ve li immaginate all’Eurovision 2015? In quell’Austria vincitrice lo scorso anno con Conchita Wurst i nostri sarebbero massacrati tanto da battere qualsiasi probabile pronostico.
E si, signori, siamo davanti all’affermazione continua di un’Italia che non ha voglia di crescere, attenzione dico “voglia” non “paura” e se tal paura c’è è solo per non perdere la comodità acquisita.
Non c’è voglia di rinnovo, di cambiamento e di sperimentare, non si fa veramente “largo ai giovani” in ogni campo e struttura.
Si accusa sempre qualcosa o qualcuno: mancano i fondi, manca il personale, manca la capacità organizzativa e dei giovani di mettersi in gioco ma aggiungerei anche che manca la paura di perdere i privilegi, di creare un popolo intelligente e autonomo, di insegnare il rispetto e l’amore per l’arte e la cultura che non si deve limitare a selfie con la bocca a cuore davanti ad un monumento senza sapere cos’è, accompagnato magari da una didascalia che violenta la lingua italiana “Amike oggi siamo quà davanti al David di Michelangelo, uno che ha dato il nome alle tartarughe ninja!“.

Ok! non tutti i giovani sono cosi ma neppure tutti i vecchi sono saggi, quindi? Polemizziamo? SI! Ma solo se costruttivamente per porre una riflessione…Si passa dalle canzoni che rimano con “amore, cuore, fiore”, alle mostre d’arte al limite del ridicolo con curatori incapaci di osare o di porre scientificamente validità alla struttura messa in atto, spesso frenati da budget e imposizioni, per passare poi a sedicenti politici che si immolano alla causa dell’arte ricevendo stipendi folli, si signori! FOLLI! Come pura follia rimane sopita la polemica di avere sotto altri nomi e sigle sempre la stessa storia culturale e artistica che si ripete stancamente ad ogni battuta: i nomi che si accavallano a direzioni di convegni, iniziative, trasmissioni tv, libri… e poi? che sarà poi? Come profetizzato dal buon Luigi XV prima di morire “dopo di me il diluvio“? Boh, a me sembra che di acqua fino al collo ce ne sia già abbastanza, non certo di petrarchesca memoria e non mi riferisco alle “chiare e fresche dolci acque” ma ad un colorino un po’ più scuro, un marron liquame che ricorda come sia giusto non guardare in basso per soffocare ma alzare gli occhi al cielo in segno di protesta e speranza, uscire dal vecchiume e dallo sconforto “a rimirar le stelle“…

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