Pubblicato il 31 gennaio 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

L’umanità che si riversa nelle fiere d’arte è tra la più eccentrica e colorata che si possa vedere in giro, in queste manifestazioni l’egocentrismo e la visibilità sono in buona parte le responsabili Muse nascoste che alimentano le più svariate personalità della fiera.
Penso spesso alle persone che si ritrovano a lavorare all’interno di stand e padiglioni che vedono passare costantemente artisti, critici, curatori, espositori, semplici curiosi e persone capitate per caso in mezzo a questo calderone: un insieme colorato e rumoroso che si appropinqua da una parte all’altra fino a che le luci non si spengono.
Non stupisce nulla all’interno delle fiere: dalle sobrie e caste dive che attraversano i corridoi a luminose e multiformi accessoriati personaggi usciti da qualche fumetto fantascientifico, ognuno esprime se stesso e le proprie osservazioni per poche ore e in poco tempo.
L’arte si fa gioco, allora che il gioco cominci!
Apparire é prima di tutto essere, ecco allora che veri e propri “alieni” scendono sulla terra invadendo gli spazi fieristici: colori e accostamenti improbabili, arzille settantenni truccate e rifatte da far concorrenza a qualsiasi effetto speciale hollywoodiano, minigonnate ventenni che lasciano poco spazio all’immaginazione e molto all’immagine, colori sobri che si scontrano con colori flou e materiali diversi, si passa dalle pellicce alla plastica, dal velluto al sintetico, è tutto un trionfo di moda e nonsense che si rincorre tra il fascino e lo stupito degli altri spettatori.
Sedersi su una panchina improvvisata o accostarsi ad una colonna per guardare quanto si muove tra le mura e gli stand vale il prezzo del biglietto.
Dagli stupiti ragazzini bramosi di vita e di sogni, ai manager del “pezzo” che barattano sculture o tele con sapiente capacità investigativa e di esplorazione da mercato, le categorie all’interno di una fiera si sprecano.
Si passa ad una varietà di emozioni che vanno dagli entusiasmi alla noia, tutto contribuisce a transitare poi al vaglio del pubblico che decreta l’artista su cui puntare, quello da riscoprire, quello da lanciare come moda o come sapiente ricerca.
Il profumo della vendita si estende e si amplia tra prezzi, sconti, bollini rossi che identificano l’opera venduta, facce stanche dei galleristi e dei commerciali, i sorrisi rivolti alle persone, le risate e le improvvisate che si mescolano tra un giro e l’altro e sopra a tutto ciò rimane sempre attiva lei, l’Arte, motivo per cui tutti si sono ritrovati lì.
Perché a tutta questa gente piace l’arte? Perché forse l’arte è superflua e inutile e in quanto tale immancabile e impossibile restarne senza.
Senza l’arte però non si può restare né vivere, il gusto per il piacere, per il bello, per lo scatenarsi delle endorfine che provocano il piacere cui non si può far meno relega le ore di attesa, lo sfinimento di passare tra uno stand all’altro, gli improvvisi sbalzi di freddo e calore, la confusione, la fila ai bagni, il prezzo di una bibita esageratamente alto, le interminabili fila, gli scatti e i selfie davanti alle opere, le chiacchiere con artisti e galleristi, tutto passa in secondo piano.
Bisogna esserci, bisogna provare, bisogna passare, bisogna respirare quest’aria perché anche se chiusa e viziata fa bene, è vitale, è di impatto emotivo senza paragoni per chi vive d’arte o cerca di farlo.
Osservare è il compito primario che si deve compiere, vedere le cose, entrarci dentro, sentire le storie che ognuno porta e racconta e non stupirsi di nulla, ma lasciarsi stupire anche dalla noia stessa e da cose già vissute e viste, abbandonarsi e condurre dagli spazi storicizzati, carpire le novità e anticipare il futuro, essere presenti significa questo, non stancarsi del già visto e non criticare quello che sarà.
Nessuno è escluso quando entra nei locali della fiera dopo aver passato il varco dei controlli biglietto: il gioco (al massacro) comincia, non ci si può dire arrivati e all’apice solo perché si è “dentro” al sistema.
Non si disprezza e non si compra solo quello che si vede, ma ci si addentra oltre, si va in profondità quando poi si intuiscono potenzialità e pezzi unici esposti, gli artisti in primis si mettono in mostra, ma lo fanno anche tutte quelle persone che in loro hanno creduto, li hanno sostenuti e portati avanti investendo tempo, pecunia e fiducia.
Non si deve mai finire di imparare, di apprendere e di popolare le risorse e gli spazi che sono sì una grande vetrina, ma anche e soprattutto un momento di riflessione e di scambio.
Perché alcuni artisti o addetti del settore non si presentano alle fiere? Sono convinti di non aver nulla da capire o temono di lasciarsi “contaminare” da altri? Il migliore è sempre dietro l’angolo e questo può spaventare.
Arrivano come fulmini a ciel sereno critiche gratuite e scontate che sminuiscono il lavoro degli altri, il classico “lo potevo fare anch’io” è una bomba pronta ad esplodere in ogni istante, ignorare e ed essere ignoranti su quello che si vede e non si capisce è un prezzo che si paga molto alto, un motivo perché sei spettatore e non partecipante molte volte forse c’è.
Benvenuti ai migliori, ben arrivati in fiera a tutti gli altri.