Pubblicato il 10 marzo 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Un’intera frase spesso non è cosi efficace come un emoticon (o smiley, o smile, in italiano faccina), queste stilizzate riproduzioni facciali umani che esprimono un’emozione (si passa dal sorriso, alla tristezza, all’essere imbronciato) sono la nuova frontiera dell’emozione.
Ad una semplice domanda posta via SMS come “ciao come stai?” è facile trovare risposta con un emoticon che indica per esempio tristezza o felicità :-(  :-)
Questo sistema viene usato soprattutto nella comunicazione in Internet e negli SMS: aggiungendo una faccina si arriva a sottolineare un’impressione e un sentimento per dare forza e carattere alla frase scritta.
Il nome emoticon nasce dalla fusione delle parole “emotion” e “icon” e sta ad indicare proprio un’icona che esprime emozioni.
In questi anni l’arte non poteva non appropriarsi dell’emoticon, uno fra tutti il genio della street art contemporanea Banksy che sostituisce le facce dei ritratti con le emoticon, solo per citare uno dei tanti artisti che compongono le loro opere con smile e icone.
Di questi giorni la notizia di un intero romanzo scritto solo con gli smile e con i simboli che sostituiscono le parole o frasi intere: “Book From The Ground“, scritto da Xu Bing edito dalla casa editrice del Mit Di Boston.

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Xu Bing, ha esposto alcune delle sue opere più recenti al “Patricia and Phillip Frost Art Museum” presso la “Florida International University”.
Bing è uno dei protagonisti dell’arte cinese contemporanea che si fa portavoce della rivoluzione culturale in Cina, famoso per la celebre opera “The book from the Sky”, un “libro del cielo” realizzato in quattro anni con più di 4000 caratteri cinesi illeggibili inventanti dallo stesso artista.
Presentato per la prima volta a Pechino nel 1988, con il suo lavoro crea confusione e agitazione per il fatto che non si possono decodificare i segni che cosi non risultano reali.
Questo lavoro è stato ben accolto in Cina fino al 1989, al che il dramma sociale e politico delle proteste di Piazza Tiananmen, ha indotto il governo a guardare con sospetto l’opera dell’artista che si è trasferito nel 1991 negli Stati Uniti invocando la libertà politica e artistica.
In America Xu Bing ha continuato ad esplorare ed esprimere i suoi pensieri sulla decostruzione lingua per sfidare i presupposti culturali con il suo lavoro stimolando sempre il pubblico occidentale.
A New York, e dal cielo passa al “Libro dalla terra“: l’artista, attraverso un software, sviluppa le immagini che diventano parole per permettere al pubblico di trasformare le parole in icone e viceversa.
Nasce “The Book from the Ground”, un intero romanzo scritto con emoticon, arricchito di simboli e icone, l’abbattimento delle lingue, dove non esiste babele ma una lingua universale accessibile da tutti, indipendentemente dalla lingua d’origine e parlata.

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La forza espressiva del lavoro va oltre a quello che è sempre stato nei secoli il linguaggio visivo dell’immagine, non ci si affida più alle formule di colore e forma, non solo le emozioni contrastanti davanti ad un’opera o performance, viene chiamato in causa lo spettatore ad agire e riconoscere linguaggi quotidiani che sono di uso comune: è un’arte totalizzante e globale alla soglia della massima creatività e innovazione nella società odierna.
Gli artisti cinesi sono ormai una realtà presente e viva nel mondo contemporaneo e le stesse parole di Xu Bing che, dopo diciotto anni passati negli Stati Uniti ha deciso di ritornare in Cina lo dimostrano: “Ho deciso di tornare perché la Cina è diventato un paese totalmente nuovo. Un mondo affascinante dove vivere e lavorare, ti trasmette molta energia”.

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