Pubblicato il 31 marzo 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande
(Hans Georg Gadamer)

L’Italia è un paese di vecchi o per vecchi? Perché si investe solo sul passato e mai sull’attuale contemporaneo? Il presente diventerà passato prima o poi e quindi si dovrà aspettare che il tempo scorra prima di dover vedere attuato un piano di crescita culturale?
Il passato, la storia, sono importanti, sono fondamentali per riuscire a capire un popolo, con il quale si deve fare continuamente i conti e, a volte, ci si porta il peso di quello che è stato.
Anche il passato però non è sempre trattato bene, la cultura stessa non se la passa proprio alla grande visto che siti archeologici giacciono con incuria e abbandono, antichi edifici, sculture e pitture latitano in fondo al dimenticatoio di qualche caveau o persi nelle collezioni private di qualche privato che, forse, se la passano meglio!
Si, ormai è palese: non c’è rispetto per l’arte né per la cultura! Si parla e parla molto, ma si ottiene poco… siamo in un momento storico carico di crisi e pronti allo scoppio e che cosa si fa? Si compiono tagli e soprusi sull’unico bene su cui poggia questa nazione: la cultura.
Maltrattata, derisa, associata a sagre paesane o ad operazioni di marketing, abbandonata, vezzeggiata per interesse privato, usata, abusata, questa è la cultura in Italia.
Perché un giovane che si appresta a scegliere una facoltà umanistica o un percorso creativo è costretto a rispondere alle denigratorie domande del tipo: “e da grande che farai? Che lavoro ti si prospetta?“.
La passione prima di tutto, ma anche il riconoscimento corretto per chi può portare un valore aggiunto alla società e alla bellezza del proprio Paese non deve essere sottovalutato.
Si abusa troppo spesso di termini quali qualità, eccellenza, unicità, prodotto irripetibile, senza sapere davvero l’importanza che assume ogni singola parola.
Tutto ciò che ci circonda è davvero eccellente e unico? Tutti sono carichi di qualità? E allora dove si trova la vetta massima di tale carica? Non si investe mai abbastanza sull’effimero, sulla ricerca, sulla scienza, sulle arti, perché queste sono davvero la ricchezza del patrimonio umano, ed è inutile riempirsi la bocca di discorsi fatti e ritriti di quanto grandi siamo stati nell’arte, nel cinema, nella letterature e nelle scienze, a che serve? A preparare sterili discorsi pseudo politici o a colmare un vuoto momentaneo?
L’ignoranza si sconfigge con la cultura e con nessun altro tipo di arma! Se si abitua l’uomo al rispetto del proprio ambiente, finirà per amare e apprezzare il patrimonio che lo circonda, senza bisogno di sciacallaggio o di vandalismi successivi in cui bisogna giustificare questa o quella bravata. Facile poi decretare che la colpa di tutto è la “società”, si, ma la società siamo noi, tutti.
Una nazione che vuole crescere non frena gli entusiasmi, non seppellisce gli emergenti nella burocrazia, non concede cantine o posti di recupero per fare arte e seminare la conoscenza, apprezza e aiuta invece chi ha le qualità per progredire e proseguire non scordando le persone meritevoli dentro un call center o a piegare magliette in un negozio.
Forse questa voglia di crescere, di apprezzare le cose, di investire nei restauri del passato e di aprire nuovi spazi per il futuro non è davvero così importante e sentita come si vuol far credere, specie quando con numeri alla mano di visitatori e appassionati fanno vedere come mostre, spazi, cinema, sono perennemente affollati e la gente ha voglia di conoscere e di comprendere.
Il sapere può diventare ed essere divertimento, può sfociare nel business, può associarsi ad un crescita economica pari ad una risoluzione di nuovi posti di lavoro, di ricchezza interna e, soprattutto, formare l’apprezzamento per il bello e per l’arte, perché nessun uomo è completo se non ha la conoscenza di sé e non ne è guidato.
Il pensiero di ricerca e di diffusione della cultura è la salvezza per crescere, è la base della forza di un popolo, ma è in special modo il motivo principale perché si è chiamati in questa vita: essere felici.