Pubblicato il 27 marzo 2015 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Oggi rimettendo a posto vecchi appunti mi è capitato tra le mani il “Discorso di Pericle agli ateniesi” e mi sono soffermato a rileggerlo quasi dimenticando che fu pronunciato nel lontano 461 a.C.
Si continua a parlare di crisi, di Euro e di Europa e di cosa è rimasto di gloriosi passati di stati come la Grecia e l’Italia. Un sorriso amaro e ironico mi è venuto alla mente rapportando ogni riga del passato con l’attualità presente, non faccio politica ma mi occupo di arte e…se lo rapporto al mondo artistico il discorso? Oddio polemico e scostante ancora una volta? Ebbene si!
Il mio lamento forse arriva a qualcuno e alle coscienze che, unite, possono fare molto.

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Pericle – Discorso agli Ateniesi (461 a.C.)

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Esatto! Il concetto di democrazia è sempre stato detto come insieme di una selezione di migliori, uno più capace e migliore di noi. Ma dove sono finiti i veri democratici? I Longanesi, i Feltrinelli, gli Olivetti, i grandi mercanti e collezionisti mecenati? Dirigenti messi al posto giusto per amicizie e compagnie di letto sostituiscono il concetto di democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Bisognerebbe spiegarlo a Germano Celant per l’EXPO 2015 a Milano o a Giovanna Melandri per la direzione del MAXXI di Roma che, oltre all’eccellenza quando si è chiamati a servire lo stato e la cultura oltre alle competenze ci vuole anche l’umiltà pecuniaria.
Per non parlare di corsi e concorsi truccati a nome del favoritismo di tornaconto e dove se alcuni padiglioni espositivi potessero parlare crollerebbero come castelli di carta.

Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
L’Italietta degli scandali che si dimentica subito dello scandalo corrente a favore del prossimo e più fresco, libertà di espressione vicina al limite del non tolleranza come il caso di qualche tempo fa della statua a Punta della Dogana a Venezia Boy with frog di Ray Charles tolta per offesa alla città lagunare.
Libertà di pensiero e di pensare con una propria opinione? Dove? Qui no! Quando i tagli primari si fanno alla cultura perché ritenuta superflua quando la stessa deve essere il baluardo per uno stato che vanta tesori artistici, preparazione e competenza che via via viene a scemare togliendo la storia dell’arte dalla scuole, dalla tv al posto di programmi sempre più trash fatti da reality più o meno fantasiosi. Di tutto si abbisogna, come nel cibo: sia del controfiletto cucinato dal grande chef che dell’hamburger di Mc Donald ma non togliamo l’uno a favore dell’altro…
Il sospetto di una falsa libertà si prospetta ogni giorno di più, così come il coraggio di dire no ad opere brutte che deturpano vista e spettatori.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Pronti a inorridire quando gli olandesi qualche tempo fa hanno “vandalizzato” la Barcaccia a Roma ma non a stupirci se lo fanno anche gli italiani ogni volta che la squadra del cuore vince e il bagno in fontana di felliniana memoria è quasi doveroso. Il rispetto di “leggi non scritte” anche quando si sommergono i ponti di lucchetti d’amore o si scalfisce un monumento con le iniziali di chi si ama colpendo invece artisti come i writter che decorano il paesaggio urbano abbellendolo spesso di colore abolito poi da ordinanze comunali fantasiose.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.

L’ultima parte si commenta da sola, lasciando le parole così in libertà con un piccolo gioco e un sogno: sostituire la parola Atene con Italia.
Scegliendo davvero per meritocrazia, per competenza, arte, per cultura, per considerazione delle leggi e del prossimo amando nel rispetto senza costrizioni di forma, razza o differenze sessuali per essere davvero capaci di sviluppare “in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazion” per essere aperti al mondo.

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