Pubblicato il 13 giugno 2017 in http://vecchiatoart.blogspot.it

Uno, ricordatevi sempre di guardare le stelle, non i piedi.
Due, non rinunciate al lavoro: il lavoro dà significato e scopo alla vita, che diventa vuota senza di esso.
Tre, se siete abbastanza fortunati a trovare l’amore, ricordatevi che è lì e non buttatelo via.”
(Stephen Hawking)

Guardare la punta dei piedi quando si cammina é necessario per non incappare in passi fallaci e per non destabilizzare il nostro percorso.
Si rimane attenti a non deviare la strada, a non calpestare oggetti indesiderati e, soprattutto, a proseguire il proprio cammino senza ulteriori intoppi.
La strada quando si cammina può essere interrotta da diverse difficoltà, difficoltà oggettive o soggettive, ma sempre in grado di rallentare, a volte, la strada per raggiungere l’obiettivo finale.
É corretto guardare dove si cammina, ma ogni tanto alzare lo sguardo e puntare verso nuovi spazi può e deve essere un nuovo incentivo per migliorarsi e per continuare a vedere lontano.
Che male fa alzare la testa e puntare lo sguardo alle stelle? Mal che vada ci si é distratti dalla strada impervia e faticosa, eppure molti non vedono che lo spazio a loro attorno senza allargare orizzonti e visioni.
Nell’arte e nei lavori creativi, si arriva spesso ad un punto di non ritorno, chiusi nel proprio atelier, negli studi e nel proprio guscio difficilmente si riesce a vedere cosa succede all’esterno, certo, può essere una soluzione di autodifesa quando si é troppo spesso attaccati e influenzati da ciò che capita fuori, ma questo presuppone davvero un’arma di difesa o solo un isolamento forzato?
Spesso gli artisti che si mettono in gioco contaminano la loro arte con influenze esterne e con scambi fatti di immagini e di sensazioni, nel mondo contemporaneo un apporto fondamentale é stato dato dai social network e dalla trasmissione di dati e foto che hanno invaso il nostro quotidiano.
Basta un #hastag e sei subito collegato con il resto del pianeta, un’idea che fluttua e arriva in pochissimo tempo negli spazi più impensabili del pianeta e le immagini si accavallano e sormontano di nuovi significati.
Resta comunque importante lo scambio tra le culture e le opinioni tra le persone, siano benvenuti i circoli, le opinioni, i rapporti tra la gente perché é quasi superbia pensare che un’idea geniale sia solo il frutto di un singolo, anzi, spesso per arrivare a quel risultato si deve molto al passato, all’uomo che ha sommato esperienze e sbagli conditi con imprese e successi.
Un uomo che ha camminato nei secoli, che é caduto, si é distratto, ha calpestato qualcosa e ha perso l’equilibrio, ma poi, memore del percorso fatto é ripartito.
Il prodotto artistico contemporaneo è quindi il risultato delle forze che hanno preceduto il mutamento nel tempo, un fattore non solo estetico in continuo divenire, ma un’incessante scoperta, un’ansia di sapere e di curiosità che ha caratterizzato i secoli.
Nonostante i freni e le cadute dettate dall’ignoranza, dalle culture becere e castranti, la forza sta nella conoscenza e nel voler affrontare sempre nuove sfide, nuovi cammini, nuovi passi che avanzano uno dopo l’altro.
Chiesero a Lucio Fontana in maniere sprezzante e ironica quanto ci aveva messo a fare i suoi famosi tagli, logicamente inteso in tempo materiale, ma la risposta dell’artista fu senza dubbio inaspettata: “Quanto ci ho messo? 1960 anni!“, esattamente il tempo stimato dall’inizio della civiltà occidentale dopo la venuta di Cristo in cui, dopo anni, decenni, secoli, l’uomo coevo a Fontana era riuscito a vedere nel gesto dell’artista una nuova forma artistica che ha avuto senso di esistere proprio grazie al lungo cammino intrapreso dall’uomo e il taglio non era altro che il risultato finale di questo lungo processo di vita composto da forme e immagini.
É necessario quindi proseguire la strada camminando guardando i piedi che, uno dopo l’altro, portano lontano, ma é altrettanto doveroso accorgersi di quanta strada si faccia e di quante cose ci passano accanto, senza scalpitare o senza proseguire in corse sfrenate, il cammino può essere compiuto anche col fiatone, ma mai senza un punto d’arrivo che, per inciso, può cambiare: quante volte la destinazione non é mai coincidente con l’obiettivo prefissato alla partenza?
La bellezza della scoperta, la grandezza di un viaggio sta proprio in questo: partire, senza sapere dove arrivare.